Da santi ad appestati il passo è breve nel mondo pentastellato. Ne sa qualcosa il magistrato Raffaele De Dominicis passato nel giro di 24 ore da "persona di primissimo piano e di alto profilo e da magistrato che ha sempre combattuto per la legalità e la trasparenza" a persona priva dei requisiti previsti dal M5s. Una storia che rispecchia fedelmente una sorta di peccato originale grillino che poggia le basi sul principio del c'eravamo tanto amati. O dell'usa e getta, se volete.
Uno dei primi a subire questo genere di trattamento fu Antonio Di Pietro. Che venne addirittura indicato da Beppe Grillo come candidato al Colle salvo poi essere scaricato. Era il 2012 e, dopo salamelecchi reciproci e allenze annunciate, il leader del M5s mise la parola fine: "Antonio Di Pietro ha la mia amicizia, ma il Movimento 5 Stelle non si alleerà né con l’Idv né con nessun altro". Amen. E che dire di Federico Pizzarotti? Quando venne eletto sindaco di Parma, un post di Grillo sul suo blog recitava un titolo da tifoso: "Forza Federico". Poi fece la fine registrata dalla cronache: espulso per l'indagine per abuso d'ufficio e la mancanza di trasparenza.
La liason con Farage non terminò con una espulsione bensì con un'incredibile capriola proprio nel momento in cui gli inglesi erano a chiamati a votare il referendum sulla Brexit. "Il Movimento Cinque stelle è in Europa e non ha nessuna intenzione di abbandonarla". Goodbye Farage. Al diavolo tutte le volte in cui Grillo ha annunciato un referendum anche in Italia sulla permanenza nell'euro e pazienza se i grillini abbiano dato vita in Europarlamento al gruppo di euroscettici proprio con Farage. Cambiano le idee e le etichette. Ne sa qualcosa pure Paolo Becchi, per mesi ospitato sulle colonne del blog pentastellato e invitato nei talk show come ideologo del Movimento e poi scomunicato e consegnato al pubblico ludibrio della rete: "Becchi non rappresenta in alcun modo il MoVimento 5 Stelle e i suoi interventi sono a puro titolo personale".
Ancora più tristemente noto il caso del costituzionalista Stefano Rodotà, candidato al Quirinale dagli iscritti grillini. "Ha 80 anni ed è fuori dal giro da un po', ma alla notizia della candidatura ha fatto i salti e ha detto "Sono a disposizione". È troppo vecchio? Forse, ma noi sosteniamo lui'', scrisse Grillo. Poi la votazione andò male, le amministrative pure, Rodotà si permise di muovere delle critiche alla gestione del M5s e Grillo lo scaricò senza mezzi termini: "Un ottuagenario miracolato dalla Rete, sbrinato di fresco dal mausoleo dove era stato confinato dai suoi a cui auguriamo di rifondare la sinistra". Amore finito. Ancor più breve fu quello con Gianni Vattimo.
Il filosofo prestato alla politica si autopropose come candidato alle europee per il Movimento 5 Stelle in un articolo pubblicato sul blog di Grillo. Poi lo stop del leader: "Non è candidato né candidabile con il M5S'', nonostante Vattimo poi dichiarò in una intervista a Repubblica: "Avevo parlato con Grillo, mi ha detto ok, purché mi sottomettessi alle regole.
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