Il Principe Amedeo di Savoia, duca di Savoia e già V duca di Aosta, capo della Real Casa, fu patriota italiano, per destino e per scelta. Nacque a Villa Cisterna (Firenze), residenza del padre, Aimone, nominalmente re di Croazia, poco dopo un bombardamento «alleato». Era il 27 settembre 1943. Da due settimane il governo presieduto da Pietro Badoglio si era trasferito da Roma a Brindisi con Vittorio Emanuele III, la regina Elena e il principe Umberto di Piemonte. Amedeo divenne subito una preda ambita.
Mussolini non osava nulla nei confronti del nipote di Amedeo di Savoia-Aosta, III duca di Aosta, viceré di Etiopia, morto prigioniero degli inglesi: un mito per tutti gli italiani. Però il vendicativo Adolf Hitler, che non era riuscito a impadronirsi della Famiglia Reale, lo teneva sotto osservazione. Il 26 luglio 1944 Heinrich Himmler ordinò la sua traduzione con la madre, Irene di Grecia, da Firenze al castello di Hirschegg (Austria), ove erano stipati politici, militari e aristocratici deportati da vari Paesi. I nazisti volevano farne un'alternativa al Re e al principe ereditario?
La Principessa rientrò in Italia con il piccolo Amedeo il 7 luglio 1945 e si stabilì a Fiesole con il Consorte, Aimone, IV duca d'Aosta, arbitrariamente rimosso dal ruolo che gli competeva. Come gli altri membri di Casa Savoia, Aimone lasciò l'Italia di concerto con Umberto II, re dal 9 maggio, all'indomani del discusso referendum istituzionale del 2-3 giugno.
Si trasferì in Argentina, ove morì a soli 48 anni, nel 1948. Quando le sinistre monarcofaghe lamentarono che il principino rimaneva in Italia come la nonna, Elena di Orléans, vedova di Emanuele Filiberto, che non si era mai mossa dalla Reggia napoletana, Alcide De Gasperi osservò che l'Italia non poteva averne paura.
La XIV disposizione transitoria e finale della Costituzione dal 1° gennaio 1948 vietò il rientro e il soggiorno in Italia agli ex re di Casa Savoia, alle loro consorti e ai discendenti maschi. Amedeo d'Aosta era pronipote dell'omonimo Amedeo, figlio di Vittorio Emanuele II e di Adelaide d'Asburgo e fratello minore di Umberto I. Poco più che ventenne, nel 1870-1872, Amedeo assunse la corona di Spagna su designazione delle Cortes di Madrid. La lasciò dopo vari attentati alla sua vita e rientrò nella linea di successione al trono d'Italia. Il suo primogenito, l'aitante Emanuele Filiberto, fu comandante invitto della III Armata durante la Grande Guerra ed è sepolto con centomila compagni d'arme a Redipuglia.
Fantasie e pettogolezzi ricamarono sulla sua presunta contrapposizione al Re. In realtà, asceso al trono perché suo padre, Umberto I, era stato assassinato a Monza nel 1900, Vittorio Emanuele III considerò sempre lui e i fratelli (Vittorio Emanuele, conte di Torino, Luigi Amedeo, duca degli Abruzzi, e Umberto, conte di Salemi) riserva preziosa della Casa.
Patriota per destino, Amedeo lo fu anche per scelta di cittadino dello Stato d'Italia. Allievo del Collegio Navale Morosini a Venezia e dell'Accademia Navale di Livorno, ufficiale di complemento nella Marina Militare in missione nel Mediterraneo e nell'Atlantico, rappresentò ripetutamente l'esule Umberto II in cerimonie e manifestazioni che univano nostalgia e culto dell'Italia unita.
Viaggiatore instancabile, raffinato cultore di botanica di prestigio internazionale, divenne punto di riferimento non solo di monarchici ma dei
cultori dell'unità nazionale, al di fuori e al di sopra delle fazioni. Narrò di sé in Cifra Reale, scritto con Danila Satta (ed. La Compagnia del Libro, 2014). Capo della Real Casa è ora il Principe Aimone, VI duca di Aosta.
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