Oste di Lodi a giudizio: "Eccesso di legittima difesa"

Mario Cattaneo sparò a un romeno che si era introdotto nella sua proprietà e lo uccise: a processo

Oste di Lodi a giudizio: "Eccesso di legittima difesa"

Lodi - Chiesto il rinvio a giudizio per omicidio colposo per eccesso di legittima difesa per Mario Cattaneo, 68 anni, l'oste di Casaletto Lodigiano dal cui fucile, poco prima delle 3.30 di notte del 10 marzo dello scorso partì una rosa di pallini che raggiunse e ammazzò un romeno di 32 anni che con tre complici si era introdotto nel suo locale. L'udienza preliminare a Lodi è stata fissata per il 29 maggio. La richiesta è stata curata dal procuratore di Lodi Domenico Chiaro in persone. «Sono convinto che in questo caso si possa ravvisare l'eccesso colposo di legittima difesa - ha spiegato ieri in serata il procuratore -. Andrò io stesso in udienza a sostenere l'accusa. Poi, certo, sarà il giudice a decidere ma io, letta, valutata e rivalutata la memoria difensiva sono convinto di quanto fatto». Secondo la procura di Lodi, il ristoratore si sarebbe quantomeno assunto dei rischi evitabili, decidendo di sfondare una porta che i ladri avevano bloccato dall'esterno, per andare a spaventarli nel cortile con il proprio fucile da caccia in mano. Secondo la difesa invece è pacifico che un complice del malvivente morto avesse cercato di strappare di mano il fucile all'oste, provocando lo sparo che ha colpito alla schiena il 32enne Petre Ungureanu. Il 32enne, una volta ferito gravemente, fu trascinato a forza fuori dalla proprietà di Cattaneo dai complici ma fu poi abbandonato a se stesso davanti al cimitero di Gugnano, agonizzante, a poche centinaia di metri di distanza dall'osteria. Il bottino, lasciato a terra durante la precipitosa fuga, consisteva pochi euro del fondo cassa e alcune stecche di sigarette. Il locale era stato rifornito di tabacchi il giorno prima. E continua la caccia ai complici di Ungureanu che tuttora non sono stati individuati. Intanto Mario lo ribadisce: «Le mie notti, dall'incursione dei ladri, sono piene di incubi che non finiscono mai». Era il 25 ottobre scorso quando cadde per Mario l'accusa di omicidio volontario. Da qui in poi il ristoratore ha sempre sperato che, con una nuova memoria difensiva, potesse cadere anche l'accusa per la quale invece oggi è stato chiesto il rinvio a giudizio.

Del resto, la sua versione non è stata smentita nemmeno dai carabinieri del Ris di Parma. Le perizie del Ris confermano, infatti, che sul fucile sono presenti tracce di dna di un terzo soggetto che non ha nulla a che fare con i familiari di Mario. Per questo Mario si batterà: per arrivare al finale giusto.

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