Sono passati otto anni. Ma emozioni e giudizi attraversano il Paese come allora, tagliandolo in due. Dj Fabo come Eluana Englaro. La sera del 9 febbraio 2009, appena saputo della morte della ragazza, Enrico Mentana cercò di portare il suo Matrix in prima serata. Non ci riuscì e allora si dimise fragorosamente da Mediaset.
Direttore, partiamo dal tuo addio a Canale 5.
«No, non voglio parlare di quello che è successo a me, ma di cosa accadde quel giorno».
La mattina del 9 febbraio i giornali dedicavano articoli su articoli a Eluana. Ancora viva.
«Appunto. Il Corriere della sera arrivava fino a pagina 8, Repubblica raccontava il dramma di Eluana per 9 pagine, lo stesso faceva il Giornale. È chiaro?»
Da allora non è cambiato niente?
«La politica ha buttato via 8 anni».
Il Palazzo ha accantonato il problema?
«I politici affrontano i grandi temi in emergenza, poi, appena la tensione scende, mettono queste questioni fra parentesi».
Perché?
«Mah, è un po' come l'inverno precoce. Non sanno cosa mettersi».
Hanno paura di prendere freddo?
«Temono di scontentare l'elettore moderato o quello progressista; non vogliono inimicarsi il vescovo di turno. Soprattutto non hanno più programmi, ma solo programmi televisivi. La politica è inadeguata, ridotta a una poltiglia».
Scusa direttore, ma la politica è mediazione e sul fine vita è difficile trovare un punto di compromesso.
«Vero. È quasi impossibile mediare, ma una decisione bisogna prenderla».
Anche se provocherà una lacerazione dentro la società?
«Pure le leggi sull'aborto e sul divorzio hanno lacerato il Paese, ma questo non ha impedito che venissero approvate».
Qualcuno sostiene che la legislazione attuale è più che sufficiente. Una posizione di realismo o di ipocrisia?
«Ma di cosa stiamo parlando? Noi oggi ci soffermiamo su questa storia perché il protagonista è dj Fabo, ma chissà quanta gente è andata in questi anni in Svizzera».
Forse chi è emigrato non voleva clamore. Non c'è il rischio di una strumentalizzazione?
«Queste problematiche arrivano in parlamento perchè ci sono già nella società. Accanto a Eluana mi vengono in mente altri nomi: Luca Coscioni, Piergiorgio Welby, invece ogni volta si ricomincia daccapo».
I politici?
«I politici fanno i vicegiornalisti: inseguono un titolo. Poi rimuovono».
Rimaniamo sul tema: la Chiesa sostiene che la dignità umana non viene mai meno, i laici ritengono che in certe situazioni una persona abbia il diritto di dire: ora basta. Come si fa?
«Sdrammatizziamo».
Sdrammatizziamo?
«Ma sì, usiamo l'intelligenza e non foderiamoci di obiezioni. Non infarciamo i nostri discorsi di ma se poi...
Direttore, la fai facile?
«Ma no, ogni volta è così. Sulle unioni civili sembrava dovesse succedere il finimondo».
Invece?
«Non è successo niente».
Una legge non cambia la mentalità?
«Sì, ma la norma coglie un fenomeno che già c'è. Chissà quante persone sono state aiutate dai medici a morire. In silenzio».
L'aborto, secondo i critici, è diventato un contraccettivo.
«Dobbiamo scrivere leggi che non calpestino la libertà di coscienza. La norma deve rispettare anche chi la pensa in un altro modo».
La legge dettata, anzi imposta quasi col ricatto del clamore e delle lacrime, dai radicali?
«Ma dai, i radicali sono lo zero virgola».
Ma dal punto di vista culturale non hanno vinto?
«Sì, hanno vinto».
Allora vogliono
stravincere?Ma no, i radicali sono stati un po' i nostri fucilieri di marina sulla bioetica, argomento indigesto per i parlamentari. Ma adesso basta con le deleghe: deputati e senatori si prendano le loro responsabilità».
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