Otto anni fa moriva Oriana Fallaci. Il suo insegnamento è ancora vivo

Otto anni fa moriva Oriana Fallaci. Il suo insegnamento sui rischi del fondamentalismo islamico è ancora vivo

Otto anni fa moriva Oriana Fallaci. Il suo insegnamento è ancora vivo

A lei darebbe fastidio tutto questo clamore. Eppure, otto anni dopo la morte, continuiamo a parlare di Oriana Fallaci, dei suoi libri-denuncia contro i rischi del fondamentalismo islamico e la colpevole inerzia dell'Occidente. Subito dopo la tragedia dell'11 Settembre partì all'attacco con "La Rabbia e l'Orgoglio", poi vennero "La Forza della Ragione", "Oriana Fallaci intervista se stessa" e "L'Apocalisse". Riscosse successo ma anche critiche feroci. In Francia finì sotto processo con l'accusa di razzismo religioso e xenofobia. Non gli andò meglio in Svizzera, da dove partì una richiesta di estradizione al nostro ministro della Giustizia. E anche in Italia fu accusata di vilipendio all'Islam. Grazie al coraggio che non le era mai mancato (a 14 anni aveva fatto la vedetta per i partigiani, nella sua Firenze), proseguì la sua campagna volta a risvegliare "l'orgoglio" di un popolo, per evitare di abbassare la testa e soccombere di fronte all'ignoranza e alla cieca violenza degli integralisti. Per i suoi libri e le sue idee, scrisse con malcelato sdegno sparando a zero contro tutti, "la sinistra al caviale e la destra al fois gras ed anche il centro al prosciutto mi hanno denigrata vilipesa messa alla gogna insieme a coloro che la pensano come me".

Non si stancò mai di denunciare il colpevole lassismo della civiltà occidentale che, minacciata dal fondamentalismo islamico, come un pugile suonato è incapace di difendersi. Lei voleva che l'Occidente alzasse i pugni, montasse la guardia e si difendesse restituendo i colpi presi. La scrittrice fiorentina puntava il dito contro gli innumerevoli errori politici compiuti nel corso degli ultimi decenni, con una politica dell'accoglienza senza regole che, di fatto, ci poneva in una posizione supina verso chi avremmo dovuto accogliere. Era convinta di una cosa Oriana: stiamo assistendo al tentativo di islamizzazione dell'Occidente. E tutto ciò non avviene per caso ma è insito nel Corano stesso ed è testimoniato da oltre un millennio di conflitti e ostilità tra musulmani e cristiani. Lo scontro di civiltà, volenti o nolenti, era (ed è) già in atto.

Pur essendo atea condivideva profondamente la tesi di Benedetto Croce ("non possiamo non dirci cristiani") e, negli ultimi anni, dichiarò la sua ammirazione verso Benedetto XVI, che la ricevette in udienza privata nel 2005. Nessuno seppe mai di cosa parlarono. Di certo tra i due non poteva che esserci sintonia quantomeno su un punto: "L'Unione Europea - scrisse Oriana - nella sua ridicola e truffaldina Costituzione accantona e quindi nega le nostre radici cristiane, la nostra essenza...".

Sul dialogo tra civiltà la Fallaci non aveva dubbi. Leggete cosa scriveva: "Apriti cielo se chiedi qual è l'altra civiltà, cosa c'è di civile in una civiltà che non conosce neanche il significato della parola libertà. Che per libertà, hurryya, intende «emancipazione dalla schiavitù». Che la parola hurryya la coniò soltanto alla fine dell'Ottocento per poter firmare un trattato commerciale. Che nella democrazia vede Satana e la combatte con gli esplosivi, le teste tagliate. Che dei Diritti dell'Uomo da noi tanto strombazzati e verso i musulmani scrupolosamente applicati non vuole neanche sentirne parlare. Infatti rifiuta di sottoscrivere la Carta dei Diritti Umani compilata dall'Onu e la sostituisce con la Carta dei Diritti Umani compilata dalla Conferenza Araba. Apriti cielo anche se chiedi che cosa c'è di civile in una civiltà che tratta le donne come le tratta. L'Islam è il Corano, cari miei. Comunque e dovunque. E il Corano è incompatibile con la Libertà, è incompatibile con la Democrazia, è incompatibile con i Diritti Umani. È incompatibile col concetto di civiltà".

Con una frase al vetriolo Oriana fece arrabbiare persino gli anarchici. In un'intervista a un giornale americano (The New Yorker) si disse indignata per la costruzione di una moschea a Colle Val d'Elsa (Siena): "Se sarò ancora viva andrò dai miei amici di Carrara, la città dei marmi. Lì sono tutti anarchici; con loro prendo gli esplosivi e lo faccio saltare per aria. Non voglio vedere un minareto di 24 metri nel paesaggio di Giotto, quando io nei loro paesi non posso neppure indossare una croce o portare una Bibbia. Quindi, lo faccio saltare per aria". Aveva il gusto dell'iperbole e le piaceva provocare. Sapeva anche le sue idee avrebbero scatenato un putiferio. La Federazione anarchica italiana si dissociò e la definì "guerrafondaia".

Nella sua lunga carriera giornalistica la Fallaci mise in fila una serie di interviste una più importante dell'altra: re Hussein di Giordania, Yasser Arafat, Reza Pahlavi, Haile Selassie, Henry Kissinger, Indira Gandhi, Golda Meir, Deng Xiaoping, Willy Brandt, Muammar Gheddafi e l'ayatollah Khomeini. Di fronte a quest'ultimo la leggenda narra che Oriana si tolse il chador che aveva dovuto indossare per forza. Come dicevamo all'inizio, alla Fallaci non mancava il coraggio. E lo ebbe sino alla fine, combattendo contro il cancro ai polmoni che l'aveva colpita e di cui lei non aveva paura di parlare, definendolo "l'alieno".

"Voglio morire nella torre dei Mannelli - scrisse Oriana - guardando l'Arno dal Ponte Vecchio. Era il quartier generale dei partigiani che comandava mio padre, il gruppo di Giustizia e Libertà. Azionisti, liberali e socialisti. Ci andavo da bambina, con il nome di battaglia di Emilia. Portavo le bombe a mano ai grandi. Le nascondevo nei cesti di insalata". Rientrò in Italia ma non potè spegnersi, come desiderava, nella torre del Mannelli. Morì nella clinica Santa Chiara di Firenze. Oriana è sepolta a Firenze nel cimitero degli Allori (rito evangelico) che ospita anche tombe di atei, musulmani e ebrei. Accanto alla tomba di famiglia c'è un cippo commemorativo di Alekos Panagulis, l'uomo-eroe che aveva amato e da cui aspettava un figlio (che perse) e a cui dedicò un libro, il toccante Lettera a un bambino mai nato.

"Stanotte ho saputo che c’eri - si legge nell'incipit - una goccia di vita scappata dal nulla. Me ne stavo con gli occhi spalancati nel buio e d’un tratto, in quel buio, s’è acceso un lampo di certezza: sì, c’eri. Esistevi. Mi si è fermato il cuore". Anche questa era Oriana.

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