Padoan punisce i fumatori. E Calenda spegne i bonus

Manovra, verso un rincaro da 20 centesimi a pacchetto. Il ministro dello Sviluppo affonda gli 80 euro renziani

Padoan punisce i fumatori. E Calenda spegne i bonus

Un pezzo della manovra è già pronto ed è un aumento delle tasse. In un provvedimento del ministero dell'Economia prossimo alla firma ci sono 200 milioni di euro che, se tutto andrà secondo le previsioni di via XX settembre, potrebbero entrare a fare parte della correzione da 3,4 miliardi che ci chiede l'Europa. Tutti a carico dei fumatori. Un aumento delle accise sul tabacco in piena regola, che potrebbe tradursi in un rincaro fino a 20 centesimi a pacchetto.

Che ci fosse l'intenzione di intervenire sulle accise nonostante il veto del segretario Pd Matteo Renzi era cosa nota. I rincari su carburanti e sigarette non sono sufficienti da soli a coprire tutta la manovra, ma senza è difficilissimo centrare gli obiettivi fissati da Bruxelles.

Rispetto a quando l'ex premier ha detto a Padoan di non aumentare le tasse, peraltro, il governo guidato da Paolo Gentiloni si è rafforzato politicamente e il ministro dell'Economia è in grado di fare passare qualche aumento. L'idea di ritoccare le accise sul carburante resta in campo, ma sulle sigarette il traguardo è vicinissimo.

Un decreto ministeriale stilato dall'Agenzia delle dogane che in parte è un adempimento amministrativo, prevede un aumento delle accise per 200 milioni di euro. Sono a carico dei gruppi che producono sigarette e altri prodotti del tabacco. Il governo lo presenterà come un conto presentato solo ai big, che in Italia sono Philip Morris, Japan Tobacco, British american tobacco e Altadis.

Ma, visto che il settore sta attraversando un momento poco favorevole, è scontato che si traducano in aumenti sul prezzo finale, che oscilleranno tra i 10 e i 20 centesimi. La tassazione sul tabacco, peraltro, è molto complessa e per scoraggiare la vendita a prezzi molto bassa è regressiva e prevede una imposta minima. In altre parole, minore è il costo del pacchetto, più alto il peso del fisco.

Per come è stato scritto il decreto, spiega una fonte che ha avuto modo di leggerlo, peserà soprattutto sui piccoli produttori, che poi sono le due società italiane: la Yes Smoke e la Mit, che fanno concorrenza ai big con una politica dei prezzi. Proprio sulla tassa minima Yes Smoke vinse un ricorso al Tar del Lazio. Il decreto potrebbe riaprie il contenzioso.

Il cantiere per individuare i tagli e le nuove entrate per correggere il deficit dello 0,2% è in piena attività, anche se ieri il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha detto che «ancora non è scritto che la manovrina si debba fare, c'è una interlocuzione con l'Europa, non indeboliamo Padoan». Parole pronunciate, più che da guardasigilli, nella veste di candidato alle primarie della sinistra come candidato alternativo a Renzi, appoggiato dalla sinistra interna. Se l'ex premier si accontenta di una manovra senza tasse, per Orlando la speranza è che la Commissione europea rinunci a chiedere la correzione.

Sempre dentro il governo, il ministro delle Attività produttive Carlo Calenda ieri è tornato a criticare la politica dei bonus. «Il compito del governo non è quello di diffondere ottimismo né di cercare scorciatoie ma di produrre politiche per creare reddito che non sono quelle dei bonus».

Affermazioni impossibile da non interpretare come una critica a Renzi, anche se subito dopo il ministro si è affrettato a precisare che non c'è un retropensiero politico. Effettivamente già ad agosto aveva espresso un concetto identico. Ma ora la battaglia per la leadership della sinistra è entrata nel vivo. Puntare i riflettori sugli errori dell'ex premier, non può passare inosservato.

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