È stato arrestato dai carabinieri il quarantenne padre delle due bambine di Piacenza sottoposte alla pratica dell'infibulazione in Burkina Faso (anche se lui è originario della Costa d'Avorio). «Le ha portate via con la scusa delle vacanze e le ha mutilate», ha raccontato una testimone. Sottoposte all'asportazione dell'organo sessuale femminile, le due ragazzine sono state visitate dai medici della Asl che hanno confermato quanto raccontato dalla donna. Immediata la denuncia ai carabinieri e l'arresto. Nessun dubbio per la Procura, che ha emesso l'ordinanza di custodia cautelare, sull'ennesima storia raccapricciante che racconta di un rito disumano vietato dalla legge italiana. La mutilazione del clitoride, secondo un'antica usanza vietata anche in molti Paesi dell'Africa ma praticata clandestinamente sia in stati islamici che di religione cristiana, è ritenuta uno «strumento» utile a mantenere illibata la donna fino al matrimonio.
Una «tradizione» per molte famiglie di migranti provenienti soprattutto dall'Egitto, Somalia, Corno d'Africa, Yemen, Guinea, Mali e Nigeria, che persiste nonostante siano occidentalizzate da decenni. Un reato grave punito in Italia con il carcere anche se commesso all'estero. Secondo l'articolo 583 bis del codice penale, chi cagiona una mutilazione degli organi genitali femminili in assenza di esigenze terapeutiche, viene punito con la reclusione da 4 a 12 anni, con l'aumento della pena di un terzo se commessa su minori. Una pratica effettuata da medici improvvisati spesso senza anestesia.
L'intervento si conclude con la cucitura dell'organo lasciando un piccolo foro per le urine e il sangue mestruale. E questo non solo per assicurarsi che la donna arrivi al matrimonio illibata, ma per impedirle anche di provare piacere. Una tortura. Come accade anche per le circoncisioni «fai da te» nei bambini maschi provenienti soprattutto dalla Nigeria, le conseguenze mediche troppo spesso sono mortali, seguite da cistiti, ritenzioni urinarie gravi, infezioni vaginali. Nel momento del parto le donne sottoposte all'infibulazione soffrono dolori atroci e l'intervento può complicarsi irrimediabilmente per la rottura dell'utero. Il feto, infine, può riportare lesioni permanenti. Solo a Piacenza, negli ultimi mesi, sarebbero almeno dieci i casi accertati dalla Asl di donne infibulate. «Spesso - spiega la responsabile del consultorio di Piacenza, la ginecologa Cristina Molinaroli - le bambine infibulate sono anche indottrinate a ritenere la cosa giusta». «L'ennesima vicenda - scrivono le deputate della Lega Elena Murelli e Laura Cavandoli, presidente della Commissione parlamentare d'inchiesta sulle attività connesse alle comunità di tipo familiare che accolgono minori - di soprusi sui minori stranieri in Italia per usanze tribali o precetti religiosi».
La presidente dei senatori di Forza Italia Anna Maria Bernini si interroga «sulla condizione femminile in troppe famiglie di immigrati in cui vige un regime talebano. La mutilazione genitale è un'usanza tribale che, pur non essendo legata ad alcun precetto religioso, viene purtroppo ancora praticata da alcuni imam».
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