Il Palazzo festeggia i 90 anni di "Lambertow". Guidò da premier il ribaltone anti Berlusconi

Dini da Bankitalia a ministro del Cav, fino all'esecutivo tecnico del 1995 che scippò al centrodestra. "Fiero di una vita al servizio delle istituzioni"

Il Palazzo festeggia i 90 anni di "Lambertow". Guidò da premier il ribaltone anti Berlusconi

Compie oggi novanta anni Lamberto Dini, fiorentino, banchiere, politico, ministro e primo ministro, inventore di partitini prêt-à-porter monouso con cui precedette Monti e (forse) Conte. Dopo essere stato segato dalla corsa per governatore della Banca d'Italia, fu chiamato da Silvio Berlusconi nel 1994 come ministro del Tesoro nel suo primo governo, come elemento stabilizzante che doveva rassicurare l'apparato. Ma appena arrivò e il momento - dopo il ribaltone della Lega che abbandonò il Cavaliere si ribaltò lestamente da Berlusconi guidando lui un governo di tecnici che secondo le vane promesse e rassicurazioni avrebbe dovuto portare subito il Paese alle elezioni ma che invece restò finché gli umori elettorali non si modificarono.

Poiché aveva vissuto a lungo negli Stati Uniti perfezionandosi nelle università del Minnesota, amici e parenti scherzosamente lo chiamavano «Lambertow» anche perché il suo inglese, molto fluente ha mantenuto un temerario accento toscano. Ho fatto con lui parecchi viaggi per missioni parlamentari all'Estero ed avemmo una aspra discussione a Washington dove a nome della delegazione italiana assumeva una posizione antiamericana che a me sembrava profondamente astiosa. Poi facemmo anche pace, ma l'ho trovato un uomo guidato da uno schema di gioco più tattico che ideale, come conferma il fatto che Dini sia riuscito non soltanto a passare dalla tecnica alla politica, ma anche da varie forme di destra a varie forme di sinistra e poi di nuovo quasi a destra, ma senza contorcimenti, sparigliando come un eccellente giocatore di tressette. Caduto Berlusconi con una trappolaccia mediatico-giudiziaria, accettò di formare un governo che avrebbe avuto un solo scopo: tenere il Cavaliere lontano dalle urne dove avrebbe stravinto e tirare avanti fino alle elezioni del 1996, vinte da Prodi.

Con quel risultato, l'establishment o come si dice oggi il deep State vinse il suo primo round contro l'industriale di Arcore che aveva deciso di scendere in campo e impedire il previsto successo del Partito Comunista, appena ribattezzato Partito della Sinistra da Achille Occhetto. Berlusconi volle Lamberto Dini al Tesoro perché come tecnico proveniva dall'apparato della banca centrale: già nominato direttore della Banca d'Italia dal presidente Cossiga, contò molto sulla successione a governatore della Banca d'Italia quando Ciampi diventò presidente del Consiglio nell'aprile del 93. Ma perse, perché Scalfaro e Ciampi si accordarono sul nome Antonio Fazio e si rese disponibile per ricoprire la carica di ministro del Tesoro con Berlusconi che però fu brutalmente costretto a dimettersi il 17 gennaio del 1995 per il ribaltone causato dalla pubblicazione sul Corriere della Sera di un avviso di garanzia mentre il premier presiedeva a Napoli un summit sulla criminalità nel mondo. La Lega di Umberto Bossi si ritirò dalla maggioranza, il governo cadde, e Berlusconi che fu poi totalmente scagionato per i reati mai commessi citati nell'avviso di garanzia chiedeva a gran voce che si tornasse a votare. Ma Scalfaro lo silurò dando l'incarico al suo ex ministro del Tesoro, Lamberto Dini e non ci volle molto per capire che Dini non aveva alcuna intenzione di portare il Paese subito alle urne ma che aspirava ad un futuro politico autonomo che in parte gli riuscì partecipando a varie formazioni di sinistra, tutte estinte come i dinosauri. Quello che era stato considerato un uomo di Berlusconi, diventò così l'eroe delle sinistre e in particolare del PDS, Lega Nord (prima della riappacificazione con Berlusconi) e dei popolari. Varò una riforma delle pensioni. Poi fondò il suo primo partitino Rinnovamento Italiano e partecipò alle elezioni del '96 come alleato di Prodi con una Lista Dini. Prodi lo compensò dandogli il ministero degli Esteri che mantenne con tutti i governi di sinistra successivi di D'Alema e Amato. Quando finalmente Berlusconi tornò a Palazzo Chigi dopo aver vinto le elezioni del 2001, Dini cominciò la manovra di riavvicinamento staccandosi dal nascente Pd.

Ma nel 2006 fu eletto presidente della Commissione Esteri del Senato e sotto la nuova sigla del partito dei Liberal Democratici torna con Berlusconi nel Popolo delle Libertà. Ora ha novanta anni, si dice «fiero di una vita al servizio delle istituzioni, e gli auguriamo cento di questi giorni, benché difficili.

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