C'è una bellezza che si sgretola, nascosta, trascurata, che grida protezione dall'alto di torri borboniche, cavee di teatri dimenticati, tra i recinti di giardini che un tempo esibivano sfarzo e oggi sono invasi da rovi e rifiuti. All'ombra delle vetrine artistiche d'Italia, c'è una memoria che rischia di scomparire, gioielli che si spengono, tra lavori di manutenzione mai partiti o interrotti, appalti farraginosi ed equivoci, storie di una colossale distrazione che non seguono un filo geografico, disseminate in ogni regione. Sono quaranta i luoghi del patrimonio artistico del Paese in grande pericolo secondo la «lista rossa» aggiornata di Italia Nostra, che ora lancerà l'applicazione per smartphone, già attiva per Android e presto per iOS, con la quale tutti i cittadini potranno segnalare tracce della cultura che l'abbandono sta trasformando in fossili architettonici, corrosi da intemperie, animali, ladri.
È una battaglia contro l'«oblio», rivendica il presidente di Italia Nostra Marco Parini. La bellezza, se viene dimenticata, perde anche i colori, come sta succedendo a Teano, in provincia di Caserta, uno dei luoghi più citati nei libri di scuola per l'incontro tra Garibaldi e Vittorio Emanuele II, ma che in epoca augustea era la seconda città dell'entroterra campano dopo Capua. Il lezioso rivestimento di marmi e cornici con cui il teatro era stato fregiato nell'epoca dei grandi spettacoli imperiali giace in parte a terra senza protezione, come cumuli di mattonelle qualsiasi: «Al momento recita la scheda tecnica della Lista Rossa non è fruibile al pubblico e versa in un deplorevole stato di abbandono, per il degrado di percorsi di visita, delle strutture murarie, e della notevole quantità di marmi che giacciono all'aperto e sottoposti quindi all'attacco di microorganismi biologici che ne stanno determinando una alterazione cromatica». L'area archeologica, che comprende anche il Tempio di Apollo, fa parte del Polo museale della Regione Campania, su territorio dello Stato. Mancano i fondi e l'assenza di manutenzione ordinaria ne ha imposto la chiusura.
Un'altra bellezza che va in pezzi si trova nel centro di Roma, all'interno del Parco di Villa Ada. Intrecci di vegetazione spontanea hanno coperto tutto il giardino delle Scuderie reali guardato dallo stemma dei Savoia, infinite scritte cavalcano le mura delle tre palazzine, che avevano la funzione di stalle e «officine» per le carrozze. La segnalazione era stata fatta anche su questo giornale quasi due anni fa. Sul sito della Sovrintendenza di Roma si legge: «I tre edifici sono oggi fatiscenti e in grave stato di abbandono». Una presa d'atto che finora è rimasta tale.
Rischia il crollo la Torre di Columbargia a Sinis Cabras, uno degli antichi punti di avvistamento sulle coste sarde voluti dal re Filippo II durante la dominazione spagnola per contrastare le incursioni turche, appena fuori dal centro abitato di Tresnuraghes, in località Pianu Idili. «Senza i necessari interventi di consolidamento appunta la scheda tecnica rischia di crollare» anche la Torre di Ischia Ruja, pocodistante.
L'App Lista Rossa richiederà di attivare il proprio localizzatore satellitare per indicare il luogo preciso della segnalazione, che sarà verificata dalle sezioni territoriali. Indispensabile allegare almeno una foto: tutti i cittadini possono così trasformarsi in sentinelle dei beni in rovina, e accendere un faro sugli angoli bui ai margini del turismo tradizionale. Come l'acquedotto degli Archi a Loreto, costruito nel 600 per portare l'acqua delle vigne di Recanati al Santuario, assediato da vegetazione e sporcizia. Nella lista di allarme c'è anche la Fabbrica Alta di Schio, in Veneto, con il suo celebre ex lanificio della prima industrializzazione. Il Comune ha investito trentamila euro per la messa in sicurezza, con una raccolta di idee. Un inizio virtuoso su cui però occorre vigilare. E ancora nel centro di Roma, proprio alle spalle del Colosseo: Palazzo Silvestri Rinaldi, edificato nel 500 come residenza del maestro di camera di papa Paolo III Eurialo Silvestri e di sua sorella, sussurrata amante del Pontefice.
Centro sociale negli anni Settanta e palco tra gli altri per Franco Battiato, Rino Gaetano e Tony Esposito, le sue scale «sono battute solo dai topi e da pochi operai inviati a puntellare i solai». Il castello di Villanova di Ostuni, il monastero di San Francesco delle Scale ad Ancona sbranato dall'erba selvatica. Così fino a quaranta, in attesa della collaborazione di tutti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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