Auspica che il vertice sul clima di Parigi imprima una svolta decisiva perché, dice Papa Francesco, «siamo al limite di un suicidio»; condanna il «sistema economico dove al centro c'è il Dio denaro». Parla della libertà di stampa riferendosi a Vatileaks, ma chiede che «le notizie non vengano manipolate» e ammette: la nomina di monsignor Vallejo Balda e di Francesca Chaouqui è stata un errore. Bergoglio parla a tutto campo nella conferenza stampa sul volo che da Bangui, capitale della Repubblica centrafricana, lo ha riportato in Italia. La società, dice, è oramai caduta «nell'idolatria del denaro» che fa perdere «la carta di identità di essere figli di Dio» e si preferisce cercare un Dio su misura». E poi il monito: «Se l'umanità non cambia continueranno le miserie, le tragedie, le guerre, i bambini che muoiono di fame, l'ingiustizia». Tutto questo «non è comunismo, è verità, e la verità non è facile da vedere». Torna anche sul tema della corruzione: «13 giorni prima che morisse Wojtyla, Ratzinger ha parlato della sporcizia nella Chiesa. Noi lo abbiamo eletto per questa sua libertà di dire le cose: è da quel tempo che in Vaticano c'è la corruzione».Soffermandosi invece sul processo in corso in Vaticano relativo alla fuga di documenti il Pontefice sottolinea: «Denunciare le ingiustizie e la corruzione è un bel lavoro, ma la stampa professionale deve dire tutto, senza cadere nei tre peccati più comuni: la disinformazione, dire una metà e non dire l'altra metà e la calunnia. La stampa non professionale sporca l'altro». Il Papa parla anche delle due nomine avvenute in Vaticano, quella di Vallejo Balda e quella della pr Chaouqui, definite «un errore». «Mons. Vallejo Balda è entrato per la carica che aveva e che ha avuto fino adesso. Lei? Non sono sicuro ma credo di non sbagliare se dico, ma non sono sicuro, che è stato lui a presentarla come una che conosceva il mondo dei rapporti commerciali. La signora Chaouqui non è rimasta in Vaticano prosegue il Pontefice - e mi dicono che si è arrabbiata per questo, ma i giudici ci diranno la verità. Per me non è stata una sorpresa, non mi ha tolto il sonno, perché propriamente hanno fatto vedere il lavoro che si è cominciato con la commissione dei cardinali, cercare la corruzione, le cose che non vanno». Ritornando al viaggio in Africa, il Papa dice: «L'Africa è vittima, l'Africa è stata sempre sfruttata da altre potenze, ci sono potenze che cercano solo di prendere le grandi ricchezze dall'Africa, il continente più ricco forse, ma non pensano a far crescere il Paese. L'Africa è martire. È per questo che io amo l'Africa, perché l'Africa è stata la vittima di altre potenze».Nel suo ultimo giorno in terra africana, nella Repubblica Centrafricana, il Papa è entrato scalzo nella moschea di Bangui, al Km5, il quartiere arabo tra i più pericolosi della capitale. Ha abbracciato la comunità musulmana e si è fermato in preghiera alcuni minuti, in silenzio, insieme all'imam.
Poi ha preso la parola per lanciare l'ennesimo appello alla pace, in una terra martoriata da anni di sanguinosi conflitti: «Tra cristiani e musulmani siamo fratelli. Insieme, diciamo no all'odio, alla vendetta, alla violenza chiosa il Pontefice - in particolare a quella che è perpetrata in nome di una religione o di Dio. Dio è pace, salam». Prossimo viaggio papale: in Messico.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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