Il pericolo da scongiurare - anche in termini economici - è quello di un "Papeete 2". Luigi Di Maio lo chiama così, evocando il rischio concreto di una rottura all'interno del governo. Stavolta però, al netto delle stoccate politiche e a differenza di quanto accadde nell'estate 2019, gli indizi non portano a Matteo Salvini. Dalle parti di palazzo Chigi tirano venti di bufera e ad agitare le acque sono soprattutto i dissidi interni al Movimento Cinque Stelle. Il ministro degli Esteri non lo dice apertamente, ma a rendere pericolante la maggioranza sono proprio le ormai incontrollabili correnti che scuotono il partito pentastellato, diviso sempre più tra governisti e anti-draghiani. La strada che porta al Papeete, insomma, sembrerebbe quella percorsa da Giuseppe Conte.
Un'eventuale rottura, che secondo alcuni rumors potrebbe arrivare dopo le ormai prossime elezioni amministrative, sarebbe però una sciagura. "Ogni tanto, piuttosto spesso, in Italia si discute di una possibile crisi di governo: io invito sempre a non sottovalutare il fatto che un Papeete 2 la vendetta ci costerebbe circa 200 miliardi di euro, ci bloccherebbe l'esecuzione del Pnrr", ha messo in guardia Di Maio, esponente dell'area governista a cinque stelle. Nel corso del forum "In Masseria", il ministro degli Esteri è tornato così a lanciare l'allarme sulle lacerazioni politiche che rischiano di danneggiare l'intero Paese.
"Noi non siamo come altri Paesi in cui fai le elezioni e il giorno dopo e sai chi ha vinto", ha aggiunto Di Maio. Già nei giorni scorsi, il ministro pentastellato - preso da un improvviso (e non casuale) moto di responsabilità - aveva avvertito: "Siamo in piena guerra, con un livello di inflazione che continua a salire in tutta Europa con il prezzo dei beni di prima necessità, del pane, che sale in tutto il mondo a causa del blocco militare in Ucraina da parte della Russia. Di fronte a una crisi del gemere il lavoro che dobbiamo fare è portare questo governo fino alla fine, per dare stabilità al Paese (...) non ci possiamo permettere un Papeete 2". In molti si erano chiesti a quali circostanze si riferisse l'ex vicepremier e le notizie politiche - senza richiedere troppi sforzi di fantasia - avevano orientato i sospetti proprio verso i dissidi pentastellati.
Interpellato sull'argomento, tuttavia, Giuseppe Conte aveva svicolato: "Chiedete a Salvini. Avete mai visto qualcuno del M5S che si mette braghe e andare in spiaggia? Non scherziamo. Perché Di Maio dovrebbe riferirsi al M5s?". Facile scappatoia. Nelle stesse ore, infatti, proprio all'interno del Movimento si consumava la rottura dell'ex grillino Dino Giarrusso, fuoriuscito in aperta polemica con Conte. E intanto, sui social compariva un emblematico post pubblicato dal tesoriere pentastellato Claudio Cominardi, fedelissimo di Beppe Grillo: un fotomontaggio che ritraeva il premier Mario Draghi come un cane al guinzaglio del presidente Usa Joe Biden.
Qualcuno si sarebbe aspettato una dura reazione di Conte, ma niente da fare. "Non mi fate parlare di una foto postata, mi hanno detto che si tratta di graffiti...
non diamo importanza", aveva tagliato corto l'ex premier. Diversamente, Di Maio aveva parlato di "immagine inaccettabile". Posizioni e toni piuttosto differenti. Col Papeete proprio lì, dietro l'angolo.
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