Quattro anni fa Kamala Harris ha già messo a segno un'impresa storica, diventando la prima vicepresidente donna d'America. E oggi punta a rompere quel soffitto di cristallo su cui si è infranto il sogno di Hillary Clinton, conquistando la Casa Bianca come prima presidente donna, nonché di colore. Dopo il mandato da numero due di Joe Biden, Harris, madre indiana e padre di origine giamaicana, si è ritrovata a raccogliere il testimone dell'attuale comandante in capo inseguito alla sua sofferta e drammatica decisione di ritirarsi dalla corsa lo scorso luglio. Il passo indietro del suo «boss» l'ha lanciata alla ribalta sul palcoscenico nazionale contrapponendola a Donald Trump senza primarie e con una campagna elettorale molto breve. La sua discesa in campo, dopo le settimane buie seguite alla disastrosa performance televisiva di Biden è stata accolta con entusiasmo, e lei ha sin da subito lanciato un messaggio di ottimismo, invitando gli americani a «voltare pagina e a dare il via a una nuova generazione di leader», di cui vorrebbe farsi avanguardia. Diventando anche il nuovo simbolo della cultura pop.
Indicata in passato come «l'Obama donna», in realtà non ha brillato come vice, deludendo probabilmente chi si aspettava molto di più da lei. Ex procuratrice di San Francisco prima e della California poi, nel 2016 ha conquistato un seggio in Senato e subito dichiarato guerra a Trump. Lì il suo prestigio e la sua statura politica si sono rafforzati, e così ha deciso, quattro anni fa, di provare a correre per la Casa Bianca, un tentativo che non ha avuto successo, pur se si era imposta come una delle rivali più agguerrite di Biden nel corso delle primarie dem. Harris porterebbe con sé a Pennsylvania 1.600 una famiglia rivoluzionaria e il suo motto è un monito che la madre le rivolgeva quando era ragazzina: «Potrai non essere la prima, ma assicurati di non essere l'ultima». Da allora di tabù ne ha infranti molti, diventando un modello per tante donne, ma questa è l'occasione più importante.
Per l'ultima giornata di campagna elettorale, la candidata democratica si è concentrata sulla cruciale Pennsylvania, con comizi a Scranton, Allentown, Pittsburgh (con Katy Perry) e Philadelphia, ultima tappa dove ha tenuto un mega comizio e concerto con Lady Gaga, The Roots, Ricky Martin, Oprah Winfrey, Dj Cassidy e Fat Joe. «Divertiamoci» è stato l'invito ai suoi. «La nostra è una campagna guidata dalle persone, amiamo le persone e vediamo il volto di uno sconosciuto e di un vicino». Secondo l'ultimo sondaggio di Abc News e Ipsos, a livello nazionale Harris è avanti di tre punti sul rivale (con il 49% contro il 46%), dati statisticamente invariati rispetto ai sondaggi condotti a settembre e all'inizio di ottobre. Notizie ancora migliori per la vice presidente arrivano da Pbs News, Npr e Marist, secondo cui il vantaggio è di quattro punti (51% dei probabili elettori contro il 47% di Trump, un vantaggio appena al di fuori del margine di errore di 3,5 punti). «È stata e rimane un'elezione serrata», avverte comunque Lee Miringoff, direttore del Marist Institute for Public Opinion. Peraltro, quelle che contano davvero sono le proiezioni nei sette stati in bilico cruciali per la vittoria, dove i due rimangono testa a testa. Sono già oltre 78 milioni - stando ai dati Election Lab at the University of Florida - gli elettori che hanno espresso il loro voto anticipato, quasi la metà di quelli che si recarono complessivamente alle urne nel 2020 (158 milioni).
Tendenzialmente sono i dem a utilizzare maggiormente il voto anticipato, ma quest'anno la percentuale dei repubblicani che si è già espressa è aumentata parecchio, anche perché lo stesso Trump, che in passato aveva criticato l'«early voting», lo ha incoraggiato.
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