Il Partito repubblicano vuole conquistare i voti "non classificati"

Nel centrodestra gli astenuti sono diventati 8 milioni in dieci anni. I sondaggisti: la frantumazione rischia di farli aumentare ancora

Il Partito repubblicano vuole conquistare i voti "non classificati"

C'era una volta l'astenuto di destra, solo e solitario, nostalgico e diffidente. Era un non-elettore a volte per scelta a volte no, a volte dichiarato a volte no, ma era sempre celibe e poco interessato ai fatti. Negli ultimi anni, però, ha incontrato un gran numero di seguaci: amici, amici degli amici, sconosciuti, e tutti insieme hanno formato il partito degli n.c. cioè dei non classificati. Non classificati perché mancati all'appello per più tornate di seguito; non classificati perché poco propensi a classificarsi come di destra; non classificati perché non sapevano con chi classificarsi, in termini di leader e di partito. È un patrimonio culturale e politico in grado di rovesciare le partite elettorali. Solo che è disperso, in fuga, disilluso. È quello su cui Berlusconi torna a scommettere quando parla di Grand old party , di Partito repubblicano all'americana. È una forza sociale che non ha più un «negozio» dove comprare il suo «pane» politico.

Da dove arriva allora questo popolo senza rotta nel deserto? Chi sono? Ex Pdl, ex-ex finiani, post Forza Italia, Fratelli d'Italia delusi, giovani non seguaci di Grillo e imprenditori non ammaliati da Salvini. Sono quelli che sognavano davvero una rivoluzione liberale e non si fidano di Renzi o, comunque, non lo votano per antipatia a pelle. Sono quelli che non votano uno Stato che persegue una politica di tasse e promesse troppo lontane. Sono la generazione «mille euro» che ha già un piede all'estero e non di preoccupa certo dell'Italia.

Poi, certo, l'elettore medio è difficile da descrivere perché, ormai, il partito degli n.c. somiglia ad una maxi-coalizione a mo' di Politiche del 2006: è una raccolta di più correnti di pensiero dell'intera destra, è una sorta di Leviatano che negli ultimi anni lievita in maniera esponenziale. In poco più di 10 anni ha infatti raccolto circa 8 milioni di iscritti, più del doppio rispetto agli astenuti di sinistra. La disaffezione dalla politica in generale ne è una causa, ma anche e soprattutto una scusa: anche a sinistra le defezioni esistono per tale ragione, ma è pur vero che è presente una maggiore disaffezione dalla politica di destra che da quella di sinistra. L'elettore di sinistra ha, in un certo senso, meno scuse per essere tentato dall'astensione: ha sia un leader forte, sia delle apparenti potenti correnti di partito che accontentano pur senza soddisfare. L'elettore di destra non ha un leader in campo e deve scegliere tra correnti poco lungimiranti e allora finisce per bussare al partito degli n.c., magari fermandosi prima alla porta del M5S.

L'influenza dell'astensionismo di destra nelle prossime elezioni regionali merita discorsi diversi per ogni regione. Nella tornata elettorale del 2010, l'affluenza alle urne è stata compresa tra il 60% (come in Liguria e Toscana) ed il 66% (Veneto). Per questa tornata elettorale, Alessandra Ghisleri di Euromedia prevede una partecipazione compresa tra il 55% e il 60%. L'astensionismo di destra, in alcuni casi sarà probabilmente un fattore poco utile ai fini della spiegazione della vittoria/sconfitta, ma in altri casi invece sarà determinante. In Campania, regione nella quale si prevede l'astensione di circa metà dell'elettorato, la destra potrebbe risultarne svantaggiata. Il candidato di Lega – Forza Italia in Veneto, Zaia, è in testa ma potrebbe essere danneggiato da una parte dell'elettorato che sceglierà un voto più moderato verso Tosi oppure un non voto per confusione. Stessa situazione in Puglia dove, secondo Renato Mannheimer, seppur prevista una vittoria del centrosinistra, il fronte destra rischia una dispersione di voti principalmente verso il partito degli n.c. che verso altri partiti. E questo sempre per confusione. Più i partiti sono grandi e più attraggono elettori e in questo momento la destra ha un partito frastagliato e poco chiaro che disincentiva il voto. Chi chiama gli elettori al voto, cioè il leader, a destra non poteva chiamare.

E chi ha deciso di mettere le elezioni a cavallo del ponte del due giugno, si risparmi poi commenti su un'astensione senza precedenti. Unica soluzione: vincere sul partito degli n.c. con un elefantino repubblicano all'italiana che riesca a trasportare e trascinare tutti.

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