La signora Claudia salutava sempre quando portava a spasso il suo cane. È una 65enne residente in un condominio di Kreuzberg, il vecchio cuore proletario di Berlino dove oggi ferve la gentrificazione. Cordiale ma riservata secondo i vicini a cui regalava biscotti fatti in casa per Natale, la donna dava ripetizioni di matematica. Tuttavia, questa era un'esistenza parallela, vissuta per 20 anni tra le mura di un anonimo stabile. Claudia è, infatti, Daniela Klette, terrorista della Frazione dell'Armata Rossa (Raf), il gruppo marxista-leninista che ha insanguinato la Germania dalla sua fondazione nel 1970 allo scioglimento ufficiale nel 1998.
Klette è stata arrestata ieri all'interno della sua abitazione, senza opporre resistenza. La polizia ha trovato la veterana della Raf in possesso di due caricatori di un'arma da fuoco, proiettili e di un passaporto straniero, italiano secondo il settimanale Der Spiegel. Disposto dalla procura di Verden dopo una soffiata, l'arresto di Klette è stato un successo per l'apparato di sicurezza tedesco. Latitante da oltre 30 anni, la terrorista era tra i principali ricercati in Germania. Tra gli altri figurano Burkhard Garweg ed Ernst-Volker Straub che, ancora in clandestinità, hanno rispettivamente 55 e 69 anni. Come «Claudia», i due sono i pensionati della terza generazione della Raf, che rivendicò l'assassino del presidente di Deutsche Bank Alfred Herrhausen, ucciso da un ordigno esplosivo a Bad Homburg il 30 novembre 1989. Il Muro di Berlino era caduto da appena 20 giorni, ma i terroristi rossi non si rassegnavano al crollo del comunismo e colpirono un simbolo, sia del capitale sia della distensione tra Ovest ed Est. Herrhausen era espressione di un capitalismo dal volto umano, determinato a far uscire l'ex Repubblica democratica tedesca dall'arretratezza del socialismo reale per renderla «il complesso tecnologicamente più avanzato d'Europa».
La scia di sangue del gruppo continuò fino al suo scioglimento. Dato l'addio alla lotta armata, irriducibili come Klette, Garweg e Straub si sono ridotti a svaligiare supermercati e furgoni portavalori per sopravvivere. I tre sono indagati per l'attentato dinamitardo contro il carcere di Weiterstadt del 1993, nonché per rapine aggravate commesse tra il 1999 e il 2016.
In particolare, Klette è destinataria di sei mandati di cattura per rapine in Bassa Sassonia e Nordreno-Vestfalia. Una fine ingloriosa per chi voleva «sviluppare le lotte di classe, organizzare il proletariato, iniziare la resistenza armata, costruire l'Armata Rossa», come recitava il manifesto della Raf.
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