"Passerella utile solamente al partito di Giuseppi"

Il fondatore del Pd critica i lavori di Villa Pamphilj: "Bastava seguire il piano di Colao"

"Passerella utile solamente al partito di Giuseppi"

Sono «Stati generali» o sono solo «lavori in corso» per edificare il partito di Giuseppe Conte? «Lavori in corso del Conte in politica. Lo dice il nome e l'indizione solitaria». A pensarlo è Arturo Parisi, padre fondatore del Partito democratico, sottosegretario alla Presidenza del primo governo di Romano Prodi e poi ministro della Difesa.

Dieci giorni a Villa Pamphilj e a poche ore dall'audizione del premier con i pm di Bergamo. Chiediamo ancora: Stati generali o un modo per superare lo stato di confusione?

«Diciamo che è più chiaro da dove Conte e il Paese stanno venendo che dove si voglia e si possa arrivare. Stati generali sono in questo passaggio un nome ed un genere che appartiene al piano della ricerca del consenso e della comunicazione piuttosto che a quello della sintesi e della decisione».

È solo un'iperbole linguistica?

«L'unica cosa chiara è il nome che Casalino e Conte hanno voluto dare all'evento. Nonostante il suo nome ufficiale sia Stati generali dell'economia, si legge e si scrive Stati generali e basta, non è perché nei titoli ci starebbe stretto, ma perché quello è il messaggio che si è voluto mandare».

Non era sufficiente il piano di Vittorio Colao?

«Sufficiente? Direi, semmai sovrabbondante. Perché dunque aggiungere un altro tempo supplementare di confronto e di analisi posponendo di altre preziose settimane il tempo della decisione? Perché appunto questi Stati generali sono ben altro che un convegno programmatico».

Ritorniamo alla velleità. Conte farà il suo partito?

«Se quelle di oggi sono velleità, volontà o semplici tentazioni lo si dirà, come sempre, partendo dalla fine. Qui ritorna il problema del Conte politico. Il problema deriva dalla impossibilità di tornare al passato, ma nel contempo dalla incertezza sul suo ruolo futuro».

Le rivolgo una domanda secca: questi Stati generali sono «lavori in corso» del Conte in politica?

«E io seccamente le rispondo: sì. Ma da professore preciso e chiarisco: lavori in corso di certo di gran lunga più del Conte in politica che del Conte al governo. Lo dice il nome dato all'evento. Lo dice il modo solitario della sua indizione. A dispetto della apparente genericità e approssimazione, con questi Stati generali, Conte ha alzato la posta della sua scommessa politica. Se non ci fosse di mezzo il Paese, cioè a dire i nostri giorni futuri, e non solo i nostri, ci si potrebbe pure divertire. Lo dico col pianto nel cuore».

Il Pd rischia di pagare il prezzo del suo azzardo?

«Se Conte vince la sua necessaria scommessa, e sottolineo necessaria, la scommessa cioè di conquistare per la prima volta in prima persona la guida della maggioranza garantendola con una propria autonoma forza politica, il Pd ne uscirà di certo ridimensionato. Di sicuro elettoralmente nella porzione di voti rappresentata, come peraltro i sondaggi fanno già intravedere. Mi chiedo tuttavia se questa prospettiva preoccupi veramente la dirigenza attuale».

È stupito dalla sicurezza con cui Conte ha affermato che non riceverà nessun avviso di garanzia?

«E che cosa avrebbe potuto dire? Ci vuole pure che un premier, proprio nel momento in cui indice nientedimeno che gli Stati generali, si facesse sorprendere tremante. Lo stesso premier che appena ieri in una sua intervista ha ripetuto orgogliosamente rifarei tutto quello che ho fatto senza alcun dubbio. Una pretesa che in questi mesi ha ripetuto senza esitazione alcuna in tutte le lingue».

La preoccupa questa «produzione di idee» in un momento in cui bisognerebbe solo decidere?

«Quello che mi preoccupa, e mi preoccupa molto, è che non venga fuori neppure l'annuncio delle poche decisioni credibili e attuabili che il Paese attende.

Mi preoccupa che un governo che sta in piedi solo perché non ha alternativa e, prima ancora, perché ai cittadini non è possibile scegliere tra alternative di governo, esca da questi Stati generali molto più logorato di come è entrato».

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