«La situazione sta rotolando fuori controllo», ammette un importante membro del governo.
L'operazione «costruttori» non decolla, i famosi gruppi parlamentari della terza o quarta gamba (il conteggio non è chiaro) del governo sono ancora in mente dei, le procure si divertono a rastrellare un po' di possibili «responsabili», per far vedere che ci sono anche loro. E la settimana prossima incombe il voto su Bonafede e la sua relazione sullo stato (pessimo) della giustizia: i numeri allo stato non ci sono, il governo rischia una solenne bocciatura.
In casa Pd c'è grande confusione e almeno tre linee diverse: chi vuole convincere Matteo Renzi a tornare in maggioranza, chi sogna l'arrivo di Silvio Berlusconi a salvare i giallorossi nel pallone ed evoca la «maggioranza Ursula», da Fi ai grillini, che ha eletto la presidente della Commissione europea, e chi invece già punta ad elezioni (in genere sono quelli che al momento stanno fuori dal Parlamento e ambiscono a entrarci, tipo il gruppo dirigente zingarettiano, oltre a Goffredo Bettini). Così nei gruppi parlamentari e nella squadra di governo dem sale la grande paura: e se il premier Conte decidesse di imboccare proprio quest'ultima strada?
L'ostinazione con cui Conte e i grillini dicono «no» a qualsiasi riapertura del dialogo con Iv, l'alacrità con cui alcuni dem filo-Giuseppii, come appunto Bettini, escludono ogni ipotesi alternativa al governo dell'ex avvocato del popolo, alimentano il sospetto che la linea del «muoia Sansone» stia prendendo sempre più piede a Palazzo Chigi. Ovviamente se gli piovesse dal cielo una terza maggioranza, chiunque la appoggi, Conte sarebbe ben lieto di restare a Palazzo Chigi e gestire il Recovery Fund, le nomine e la propaganda Rai che lo esalta quotidianamente. Ma se il miracolo non accadesse, e in fretta, il premier non vuole farsi bollire o - orrore degli orrori - sostituire da qualcun altro, col rischio di finire in poche settimane nel dimenticatoio. Meglio andare subito al voto, da martire, con le stimmate da Padre Pio causate dal tradimento renziano. «E il gruppo dirigente di M5s, Di Maio a parte, si sta convincendo che sia una via d'uscita praticabile - confida un ministro dem - stanno trattando con Conte perché non faccia una sua lista ma resti nelle loro file, facendo il candidato premier della coalizione giallorossa. Così loro evitano il divieto di secondo mandato con il voto anticipato, salvano i propri seggi e buttano a mare la zavorra dei loro eletti». Una prospettiva «devastante» per il Pd: «Ci tocca restare inchiodati a loro per non perdere tutti i collegi, indicarlo come premier, prendere se ci va di lusso il 20% e perdere le elezioni».
Per evitare questo scenario angosciante, è ripartito un forte pressing su Renzi e i suoi: un importante dirigente di Italia viva, l'altro giorno, si è sentito dire da un importante dirigente dem: «Organizza, d'accordo con Renzi, una scissione sostanziosa di Iv che torni in maggioranza. Noi vi garantiamo il Conte ter». Scherzava, ma non del tutto.
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