«Vorrei sapere questa magistratura oggi così solerte nell'indagare i medici dov'era a marzo scorso, quando ci mandavano a combattere il Covid con mascherine inadeguate e senza guanti e visiere, mi chiedo quante inchieste siano state aperte». Bruno Zuccarelli, vice presidente dell'Ordine dei medici di Napoli, dà voce allo sconcerto della categoria dopo la notizia dei colleghi indagati in Sicilia. Il caso è quello dell'agente e del marinaio morti dopo essere stati vaccinati, a seguito del quale le procure di Catania e Siracusa hanno indagato tutta la filiera della somministrazione, dall'ad di Astrazeneca all'infermiere che ha fatto l'iniezione, mentre il legame tra decessi e vaccinazione resta tutt'altro che provato.
«Il rischio - dice Cristiano Cupelli, docente di diritto penale all'Università di Roma Tor Vergata esperto di responsabilità professionale - è che si scarichi di nuovo il barile sui medici, dopo averli incensati come eroi». «Noi - gli fa eco Zuccarelli - non vogliamo essere né santi né eroi, ma nemmeno lavorare con questa mannaia sulla testa». Il timore è che l'allarmismo esagerato possa ripercuotersi anche sull'operatività dei medici i quali ora, potrebbero chiedere maggiori garanzie. «La normativa attuale, l'articolo 590 sexies del codice penale - spiega Cupelli- non appare adeguata a un'emergenza e rischia di produrre l'effetto paradossale di spingere i medici più a proteggersi dal rischio di denunce che di operare nell'esclusivo e migliore interesse del paziente. Nel caso dei vaccini, non si capisce che alternativa si dia al medico che ha pochi minuti per l'anamnesi del paziente senza poter chiedere approfondimenti».
Cupelli insiste sulla necessità di rivedere la normativa adeguandola alla fase straordinaria. E ieri Anaao-Assomed, il più grande sindacato dei medici, ha chiesto ufficialmente una norma-scudo: «Serve oggi, e non domani, - dice il presidente Carlo Palermo - un intervento legislativo straordinario».
Il punto è che con il decreto Cura Italia del marzo 2020, lo scudo invocato dai medici era stato previsto con un emendamento. Due parlamentari del Pd allegarono però un sub emendamento che prevedeva la limitazione di responsabilità anche agli amministratori. Si gridò al colpo di spugna preventivo e l'emendamento venne bloccato, nonostante la protezione dei medici, a parole, fosse largamente condivisa.
Del resto, qualunque farmaco ha effetti collaterali e, per un semplice fatto statistico, il fatto che i vaccini vengano inoculati a miliardi di persone, come ribadisce Palermo, comporta «la possibilità statisticamente crescente di eventi avversi». Anche il presidente dell'Anaao appare stupito dalla solerzia dell'iniziativa delle procure: «Prima ancora del pronunciamento dell'Ema e dell'Aifa sulla rilevanza scientifica e statistica dell'evento, prima ancora del riscontro autoptico e della valutazione dell'eventuale nesso di causalità, la magistratura italiana, anche per la forza delle norme in cui agisce, è intervenuta considerando la responsabilità inerente l'atto medico con lo stesso metro adottato per le lesioni personali derivanti da un pestaggio o da un omicidio». E secondo Cupelli, sebbene il pm di Siracusa sia andato a vaccinarsi dando un segnale simbolico, «le procure dovrebbero stare attente anche alla gestione mediatica di questi casi, che può avere riflessi sulla campagna vaccinale».
La preoccupazione non risparmia i medici di famiglia ormai coinvolti nella campagna.
Silvestro Scotti, segretario del sindacato di categoria Fimmg, dubita dell'intera impostazione dell'immunizzazione: «Mi chiedo - dice - perché si siano voluti impostare centri vaccinali come ospedali da campo, che messaggio di pericolosità si dà così al paziente? E perché in quei centri si sono vaccinati i sani con certe misure di sicurezza e ora a noi medici si chiede di andare a vaccinare in casa persone non autosufficienti senza particolare assistenza?». Contraddizioni di una campagna che è partita contromano. Ora non sarà facile aggiustare la rotta. Ma è fondamentale.
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