Paura nel M5S: "Ora diciamo sì a Conte per dire no alla Raggi dopo?"

Il timore di vari esponenti grillini è che l'ex premier Giuseppe Conte sacrifichi Virginia Raggi in nome dell'alleanza giallorossa

Paura nel M5S: "Ora diciamo sì a Conte per dire no alla Raggi dopo?"

“A Roma che si fa? Noi Virginia Raggi non la molliamo". Una parlamentare grillina conferma a ilGiornale.it che il vero nodo che Giuseppe Conte, da leader in pectore del M5S, dovrà sciogliere è quello che riguarda la guida della Capitale.

“Tutto bellissimo- ci dicono dal Movimento l'incontro di ieri tra il nuovo segretario dem Enrico Letta e l'ex premier Conte – ma...”. E le difficoltà nel far celebrare le nozze giallorosse tra il Pd e il M5S si racchiudono tutte in quel “ma” che ha un nome e un cognome ben precisi. Le dichiarazioni d'intenti sono sicuramente apprezzabili e ambiziose, ma qui servono risposte veloci e scelte di campo. Il nostro campo a Roma è quello di Virginia Raggi", ci spiega la nostra fonte a taccuini chiusi. Il desiderio dei democrat capitolini di far cadere la giunta grillina non è certo un segreto, a maggior ragione dopo che la consigliera Gemma Guerrini è passata all'opposizione. Ora, in Campidoglio, la maggioranza grillina si regge in piedi con un solo voto di vantaggio. Quello della sindaca Raggi, che non potrà essere sempre presente in Aula. E se, da un lato, Letta spinge perché i giallorossi, alle prossime amministrative, si presentino uniti ovunque, dall'altro Conte vuole evitare di trattare il tema ora per raccogliere i consensi necessari a prendere la guida dei pentastellati. Solo dopo penserà a come scaricare la Raggi, temono in casa M5S. "Fatemi capire, diciamo sì a Conte adesso per dire no a Virginia dopo?", si chiede un'altra nostra fonte grillina, che aggiunge: "Meglio mettere le carte sul tavolo subito, e ognuno trarrà le sue conclusioni. Non vedo perché dovremmo appoggiare un candidato del Pd se abbiamo in casa nostra una candidata forte come la Raggi".

Il motivo è presto detto: Letta ha messo in stand-by la candidatura dell'ex ministro Roberto Gualtieri perché, evidentemente, spera ancora di convincere Nicola Zingaretti ad accettare la sfida del Campidoglio. Da tempo, nella Capitale, si cerca di far combaciare i vari pezzi del puzzle. Il primo tassello è stato l'ingresso del M5S nella maggioranza di centrosinistra in Consiglio Regionale, il secondo prevede la caduta o il passo indietro della Raggi e la candidatura di Zingaretti a Roma che lascerebbe il suo posto da presidente del Lazio a un esponente grillino come Roberta Lombardi. Uno schema che, ovviamente, non piace a Carlo Calenda, che da mesi punta ad essere il candidato del centrosinistra a Roma. Ed è in questa cornice che, probabilmente, si inserisce la sua dichiarazione, un po' a sorpresa, a sostegno della sindaca:"Quello che penso della Raggi come sindaca è noto. È e rimarrà un'avversaria. Ma – conclude il leader di Azione - i trabocchetti, gli sgambetti, le attese frustrate per una sua condanna, tutto questo è squallido e scorretto. Ci affronteremo spero alle elezioni, ma a viso aperto". È evidente che, se la Raggi fosse sfiduciata, difficilmente potrebbe ricandidarsi chiedendo il sostegno a coloro che l'hanno fatta cadere, cioè ai pentastellati.

A quel punto, si aprirebbe il risiko che potrebbe portare a una candidatura unitaria Pd-M5S e il nome prescelto non sarebbe certamente quello di Carlo Calenda che non ha mai risparmiato critiche all'amministrazione grillina.

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