Paura, silenzi e solidarietà. Brescia, una Leonessa ferita

Viaggio nella città martire, che sembra un set vuoto. Piazza della Loggia in apnea, pieni solo i supermercati

Paura, silenzi e solidarietà. Brescia, una Leonessa ferita

Non è il silenzio tipico della quiete, ma il sapore inedito della sospensione. Brescia vive i suoi giorni della merla dell'emergenza con l'attesa e la speranza di svegliarsi presto dall'incubo. Dopo i primi 15 giorni di quarantena in città sembra di essere capitati in un set cinematografico appena allestito: le periferie desolate sono animate dalle sole code nei supermercati, mentre quel centro storico così vuoto non richiama alla mente ricordi neanche nei pomeriggi assolati di agosto. Anche piazza della Loggia - nucleo amministrativo, sociale e simbolico della città - è in apnea. I francesi hanno i boulevard, gli inglesi i parchi, ma noi il meglio l'abbiamo dato in queste piazze di provincia, dove in qualunque posto ti metti sei al centro del mondo. Tranne in questo 2020: ora ti metti al centro di quella piazza e ti senti perso, nell'occhio del ciclone.

Fuori dalle mura venete ogni casa è riscaldata dalle luci e diventa il rifugio all'incrocio dei venti. In strada le persone si contano sulle dita di un paio di mani e tra quelli che si aggirano si vedono solo occhi sgranati che si muovono guardinghi alla ricerca di qualcosa che oggi è impossibile da trovare. La normalità. «Mai vista una cosa del genere», dice ad alta voce un passante che sembra avere voglia di parlare all'improvviso con uno sconosciuto. D'altronde questa provincia a forma di polmone è quella che insieme alla Bergamasca sta più patendo il dramma della pandemia: ieri i positivi sono diventati oltre 5mila, mentre le vittime sono più 700. Una carneficina. La Leonessa d'Italia è ferita e svigorita, ma non è stramazzata al suolo.

Mentre medici e infermieri continuano a fare i conti con l'ondata di ricoveri che sta facendo arrivare gli ospedali bresciani alla saturazione, si riesce però a guardare col lanternino le piccole grandi azioni di resistenza quotidiana. Come quando, solo pochi giorni fa, l'ospedale di Chiari finisce le valvole dei respiratori usati per i malati di Covid-19 e lancia una richiesta d'aiuto per poterne avere altre di ricambio in tempi rapidi. Così una piccola start up locale, la Isinnova, in 24 ore ne stampa in 3D un centinaio e le invia al personale sanitario. Funzionano. Subito vengono utilizzate e gli ingegneri continuano a stamparne, ancora oggi. O come la raccolta fondi Aiutiamo Brescia, promossa dalla Fondazione della Comunità Bresciana e dal Giornale di Brescia, che in pochi giorni ha generato un tesoro di oltre 12 milioni da cui attingere per consentire alla rete ospedaliera bresciana di allestire nuovi posti letto di Terapia intensiva. La Brescia silenziosa ha risposto così all'emergenza.

Ma ci sono anche tanti piccoli gesti che colorano la cromatura in scala di grigi di queste settimane. Come accade al Civile ogni domenica sera, quando va concludendosi l'ennesima estenuante giornata di lavoro per medici e infermieri. Con un carico di cento pizze appena sfornate, il titolare di una locanda cittadina arriva al Pronto soccorso direttamente con la sua auto e mette tutto su una barella. È il dono fatto da un membro della comunità bresciana come segno di riconoscenza per il personale dell'ospedale. E arriva come una carezza quando si è all'apice della tensione. «Per me è stato un gesto semplice spiega lui - Tutti hanno apprezzato l'iniziativa, la loro reazione mi ha davvero commosso». È il volto di quelle comunità del Nord Italia che tra mille difficoltà riescono ad autosostenersi con uno spontaneo piano di mutuo soccorso.

Intanto a Brescia per aiutare gli agenti della Locale stanno per arrivare anche 50 militari. Spetterà a loro intensificare i controlli in strada e comprimere quel silenzio rarefatto in cui sono ormai cambiate persino le traiettorie di pedoni e vetture.

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