«Una discussione che non esiste», taglia corto Matteo Renzi, facendo piazza pulita delle discussioni e dei gossip sulla estromissione della sottosegretaria Boschi dalle liste Pd.
«Un politico si fa giudicare dai cittadini - dice - quindi saranno le elezioni a giudicare se qualsiasi politico, non solo Boschi debba tornare in Parlamento». Sa bene, il segretario del Pd, che nel suo partito la preoccupazione attorno ad una candidatura ritenuta elettoralmente radioattiva è altissima, che in molti - anche tra i più vicini - gli dicono di pensarci bene, che sui territori c'è lo scaricabarile sulla sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio. Ma sa anche che bocciare la candidatura non risolverebbe il problema per il Pd, e suonerebbe come un'ammissione di colpe che, sottolinea, non ci sono: su Etruria ci sono stati «solo incontri legittimi e privi di qualsiasi pressione», come ripetono gli stessi interlocutori della Boschi, e quella di Banca Etruria «è una vicenda priva di conseguenze penali. È giusto fare chiarezza, perché chi ha sbagliato sulle banche paghi. Ma mi sembra surreale che la colpa sia solo di una piccola banca di provincia». Diverso, certo, sarebbe se a fare un passo indietro fosse Maria Elena Boschi, annunciando unilateralmente di non volersi candidare. Ma al momento la sottosegretaria sembra non pensarci per nulla, anzi in una intervista a La Stampa si dichiara pronta a correre «in qualsiasi collegio, con l'entusiasmo e la forza di chi non ha niente da temere». «Non sono il tipo che si arrende», aggiunge in privato. L'ipotesi più gettonata, al momento, è un collegio in Toscana, zona Firenze più che Arezzo, dove non pare il caso.
Il caso però non si chiuderà facilmente, dentro il Pd: quando sarà il momento di discutere concretamente di candidature, saranno in molti a porre la questione, e - se finora si sono pubblicamente esposti solo Gianni Cuperlo e il ministro Andrea Orlando - prossimamente ci saranno altre autorevoli richieste di ripensamento, nel governo e nel partito. E siccome di qui alla presentazione delle liste, un mese prima del voto, c'è tempo, molto dipenderà da cosa diranno più avanti i sondaggi, e quanto ancora il caso Boschi peserà. Se saranno ancora pesanti, non si esclude che il «passo indietro», alla fine, possa maturare. Ma per ora non se ne parla: non si è discusso del caso mercoledì sera, ad una cena prenatalizia dei renziani di stretta osservanza, presenti Luca Lotti, Lorenzo Guerini, Ettore Rosato (reduci da una riunione con Renzi) ma anche boschiani come Maria Chiara Gadda e Franco Vazio. E neppure al vertice Orfini-Fassino per fare il punto, anche organizzativo (c'è da raccogliere le firme per i Radicali di Emma Bonino) sulle coalizioni. Anche per prendere tempo, forse, la riunione della Direzione del Pd si farà più a ridosso possibile della chiusura delle liste: «Dopo il 20 gennaio», spiega chi ha parlato con i vertici Pd. L'ultimo sondaggio Swg, che - nonostante la bufera banche - dà il Pd al 25 per cento, a un paio di punti dai grillini, ridà fiato a Renzi, convinto che si possa recuperare terreno in campagna elettorale, facendo gioco di squadra e dando un ruolo forte a Paolo Gentiloni.
Anche sulla decisione di creare la Commissione Banche Matteo Renzi non fa passi indietro, e con Matteo Orfini firma una lettera a Repubblica in cui
spiegano che non è stato «un autogol»: «Ha acceso un faro autorevole e la sua attività è stata utile: lo vedremo nella relazione finale. Le polemiche dureranno ancora qualche giorno, i risultati saranno utili per qualche anno».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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