Nelle liste del Pd non ci sono "impresentabili". Tranne il candidato presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca. Un nome non di poco conto che rischia di far sfigurare il Pd moralista e giustizialista che adesso soccombe per mano del presidente dell'Antimafia Rosy Bindi incartandosi in un sistema viziato da loro stessi creato. Tanto che il giudizio su De Luca rischia di far riesplodere le lotte intestine al Partito democratico. "
"Siamo il Pd e sul tema della illegalità e del rispetto della lotta contro la corruzione il Pd non fa sconti a nessuno", ha commentato in serata Renzi, in chiusura di campagna elettorale, aggiunto che "fa molto male che si utilizzi la vicenda dell'antimafia per una discussione tutta interna, per regolare dei conti interno al Partito Democratico".
Poco prima che la Bindi legga la lista degli impresentabili, Matteo Renzi prova a sminuire la portata della vicenda: "Durante la discussione delle elezioni regionali in molti si sono concentrati sui problemi dei candidati così detti impresentabili - commenta - mai visto un dibattito così autoreferenziale e lontano dalla realtà". Perché, aggiunge ostentando sicurezza, "sono pronto a scommettere che, come tutti sanno ma nessuno ha il coraggio di dire, nessuno di questi candidati verrà eletto. Sono quasi tutti espressioni di piccole liste civiche che grazie al sistema elettorale delle singole regionali vengono assemblate per prendere un voto in più". Poi, la doccia fredda. Il nome di De Luca è tra i diciassette marchiati a fuoco. L’Antimafia segnala che dagli atti trasmessi dal procuratore Salerno risulta che pende un giudizio a carico di De Luca nel procedimento per il reato di concussione continuata commesso dal maggio 1998 e altri delitti, quali abuso d’ufficio, truffa aggravata e associazione per delinquere. La prossima udienza è fissata per il 23 giugno, ma per la Bindi è sufficiente. Non importa, poi, che l'ex sindaco di Salerno abbia rinunciato alla prescrizione, sebbene l'avesse maturata, per avere un giudizio pieno. "Sono contenta di essere in una Regione, la Toscana, in cui non è emerso nessun nome", chiosa (soddisfatta) la Bindi.
Ora la lista degli impresentabili rischia di ritorcersi contro il Pd. A conferenza stampa finita De Luca denuncia la Bindi per diffamazione e la sfida a un pubblico dibattito per sbugiardarla. Dal Nazareno, poi, si alzano anatemi e accuse contro la pasionaria. "Quello che sta accadendo in queste ore è davvero incredibile - attacca Matteo Orfini - l'iniziativa della Bindi ci riporta indietro di secoli, quando i processi si facevano nelle piazze aizzando la folla". Per il presidente del Pd, infatti, la Bindi avrebbe piegato "le istituzioni ai propri obiettivo di battaglia interna al Pd". Della stessa opinione anche il sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone che la accusa di usare la commissione Antimafia per "vendette politiche". Luigi Zanda, presidente del gruppo del Pd al Senato, si accorge, invece, che la lista riguardi "candidati con procedimenti ancora in corso".
Una pratica ben consolidata a sinistra che, da sempre, fa processi a mezzo stampa senza aspettare la fine dell'iter processuale. Tanto che Pierluigi Bersani si gode la vendetta: "È stato applicato un codice che abbiamo approvato tutti in parlamento".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.