Quando William Mc Gurn scrisse che «le cose costruite nelle stanze dei professori sembrano sofisticate, ma mancano completamente di senso comune» certamente non pensava a Sergio Romano. Eppure, questa stroncatura di un certo modo libresco di accostarsi alle vicende degli esseri umani ben si attaglia al più famoso ex ambasciatore italiano vivente. Il quale, pur benedetto da un'età ormai patriarcale e da una vastissima esperienza, non si è mai liberato di un ostentato cinismo quando discetta di relazioni internazionali. I valori non esistono: per lui, ogni soggetto statale persegue i propri interessi e il fine giustifica i mezzi.
E dunque oggi, nel bel mezzo di una guerra scatenata da Vladimir Putin (ma che lui riesce a definire anti-russa) con l'obiettivo di restaurare il defunto impero di Mosca, Romano è pienamente a suo agio. Non solo perché può confermare che, se dopo 77 anni di pace europea la Russia aggredisce un Paese vicino, essa non fa che perseguire una legittima ambizione storica; ma anche perché può risfoderare la sua antipatia per l'imperialismo Usa. Il tutto ignorando quanto il senso comune, da lui tanto disprezzato, sta evidenziando: e cioè che non solo il popolo ucraino, ma tutti quelli un tempo soggetti loro malgrado a Mosca, preferiscono farsi ammazzare al fianco degli americani piuttosto che tornare sotto un padrone la cui arroganza e brutalità dimostrano di conoscere meglio di lui.
Niente di nuovo. Ancora pochi mesi fa, mentre le bombe russe piovevano già da un pezzo sulle città ucraine cambiando la storia del XXI secolo, Romano sosteneva di non capire perché l'Europa orientale, che un tempo «orbitava intorno a Vienna», non potrebbe tornare a «orbitare intorno a Mosca»: il sospetto che in 110 anni qualcosa sia cambiato a Est dell'Oder non lo sfiora, e comunque non lo interessa. Per lui la Storia la fanno i forti. A meno che non siano gli americani, alleandosi con gli europei, a volerla fare in un certo modo: questo proprio non va. Lo ha detto chiaramente, l'ambasciatore, alla rediviva Unità di Piero Sansonetti: la Nato «serve solo agli Stati Uniti», andrebbe sciolta. Il nostro interesse, a suo avviso, consiste nel rassegnarci alla neutralità e così indeboliti nell'avviare con Mosca un percorso confederale (ovvio chi ne uscirebbe egemone, si vede che a lui garba così).
Se poi qualcuno fa presente che Putin odia ciò che siamo (democrazie liberali) e che sta già costruendo con i suoi sodali cinesi e iraniani un'alternativa globale autocratica, ecco la risposta sprezzante: sono gli Stati Uniti che rispolverano per il loro interesse «questi vecchi concetti». Senza scomodare Stalin, Metternich sarebbe stato fiero di Sergio Romano.
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