È la storia di una «perla maledetta». L'isola di Ischia, incastonata nel golfo di Napoli e meta preferita dell'ex cancelliere tedesco Angela Merkel e di Frank Sinatra, ha una lunga storia di dolore. Un paradiso termale, ricco di storia e cultura, che ciclicamente si trasforma in un inferno di morte e sangue. Terremoti, frane, e dissesti: nell'ultimo secolo quel gioiello ha pagato un prezzo altissimo, tra vittime e case andate distrutte, per l'alto rischio sismico. Ma dove abusivismo edilizio e dissesto idrogeologico hanno fatto il resto. Si vive su una pentola a pressione. La rassegnazione di un residente: «Siamo in attesa, purtroppo viviamo con una spada di Damocle. Siamo consapevoli che ciclicamente arrivano terremoti e frane».
Però, stavolta, la natura matrigna ha colto di sorpresa tutti. Anche se i geologi parlano di tragedia annuncia. È la voce di un giovane professionista del posto che al Giornale spiega: «Il fiume di fango ha invaso la zona bianca, quella che non dovrebbe essere a rischio. Mentre l'area rossa è stata solo lambita».
Una maledizione nella maledizione. In attesa di avere un primo bilancio di danni e vittime, è possibile però fare il conto delle tragedie che hanno colpito Ischia e i comuni limitrofi nell'ultimo secolo. Cinque anni fa, nel 2017, a fine agosto (il giorno 21) un terremoto con una magnitudo 4.0 sconvolse il comune di Casamicciola Terme, uno dei sei nei quali è suddivisa l'isola. Era in piena estate e la località era affollata di turisti. Il bilancio fu grave: due vittime e oltre 40 feriti. La terra tremò meno di cinque secondi. Ma le case non furono risparmiate. Crolli e cedimenti. Si parò subito di ricostruzione e messa in sicurezza. Ma ad oggi tutto tace. E la comunità attende, quasi come anestetizzata, la prossima scossa.
Nel 1883 Casamicciola fu distrutta da un altro terremoto. Come in un gioco perverso, terremoti e frane si alternano. Generando terrore e morte. Nel 2006 è il fango killer che scuote l'Isola. Cede il costone del monte Vezzi sulla spiaggia dell'Arenella. Il fango investe la frazione Pilastri all'alba. La frana travolge una casa nella quale c'era una famiglia di sei persone. Quattro le vittime: Luigi Buono e le tre figlie, Anna di 18 anni, Giulia di 12 e Maria di 16. Vengono invece estratte vive dalle macerie e salvate la moglie di Buono, Orsola Migliaccio, e una nipotina di tre anni, Stella Migliaccio, che era affidata agli zii. A causare la frana fu la pioggia incessante. Sarà ricordata come la strage dei Pilastri. Tre anni dopo la scena si ripete. L'inferno cade ancora una volta su Casamicciola Terme. Acqua, fango e pietre piombano con furia assassina sull'isola, trascinando in mare le auto di alcune famiglie che portavano i figli a scuola, sorprese sulla litoranea e nel parcheggio. Una ragazza muore. Si chiamava Anna De Felice. Dopo ore di ricerche sarà ritrovato vivo un bimbo di cinque anni inizialmente disperso: era ancora dentro l'auto sulla quale viaggiava con i genitori prima che la frana li travolgesse.
Andando indietro negli anni si arriva al 1919 quando una frana provocò undici morti. In anni più recenti una vittima si è registrata nel 1987, quando un crollo di roccia distrusse un ristorante. Quando la prossima calamità? «Il pericolo residuo è sempre difficile da valutare, ma esiste. È quindi concreto il rischio di nuove frane nell'imminente, soprattutto in concomitanza con ulteriori eventi piovosi», mette in guardia il direttore dell'Osservatorio Vesuviano dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), Mauro di Vito.
«Questi sono fenomeni, spiega Di Vito, che ricorrono in aree di forte instabilità e l'area di Casamicciola è già nota per frane in passato. A favorire questo tipo di fenomeno è innanzitutto la natura del terreno. Il fenomeno delle frane parte dalle fiancate di questi valloni ed è tipico di questi territori vulcanici. Siamo dunque dinanzi a fenomeni naturali, tuttavia pesa anche la mancata manutenzione del territorio».
Come le valli trasformate in strade. «Le valli per loro natura producono questo tipo di fenomeni franosi, però quando diventano strade il materiale delle colate di fango può scorrere molto più velocemente e con enormi danni».
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