Il pessimismo di Dell'Utri: "Non capiscono il mio male"

Il senatore attende in cella la pronuncia dei giudici sul suo stato di salute. E intanto studia storia antica

Il pessimismo di Dell'Utri: "Non capiscono il mio male"

I libri quasi non entrano più nella sua cella del carcere di Rebibbia. Stanno dappertutto, tantissimi per terra e su una sorta di portavivande, perché le mensole sono vietate per regolamento e bisogna arrangiarsi. Braccio G14, reparto medico: qui sta scontando la sua pena Marcello Dell'Utri, in una cella piccolissima solitamente destinata ai detenuti in transito. Vi era stato trasferito per motivi di salute, poi il direttore del penitenziario romano gli ha concesso di rimanerci. E l'ex senatore, condannato a sette anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa, l'ha riempita fino all'inverosimile di volumi, soprattutto di storia e religione.

Nello studio Dell'Utri ha trovato il conforto per affrontare la detenzione. Anche adesso che ha seri di problemi di salute e il carcere è diventato ancora più duro da sopportare, sta piegato sui libri a preparare un altro esame universitario, storia moderna questa volta. Così si distrae e cerca di non pensare a quello che deciderà il Tribunale di sorveglianza dopo che la sua udienza, originariamente fissata il 21 settembre, è stata anticipata al 13 luglio. Un buon segno, perché adesso le condizioni di salute del fondatore di Pubblitalia preoccupano davvero e i giudici potrebbero decidere oggi stesso se disporre una perizia per stabilire se la sua malattia cardiaca cronica, aggravata dalla lunga detenzione, è compatibile con il carcere. «Oggi andrò a Rebibbia a trovarlo e spero di portargli buone notizie», spiega il suo difensore, Alessandro De Federicis. Il Tribunale potrebbe decidere di nominare uno o più periti, poi dovrebbe essere stabilita un'udienza per conferire l'incarico e individuare i quesiti da sottoporre agli esperti. Un'eventuale pronuncia sulla necessità di trasferire l'ex senatore a casa per fargli finire di scontare la pena ai domiciliari, a questo punto, potrebbe arrivare a settembre, non prima. Naturalmente i giudici potrebbero anche respingere la richiesta della difesa e stabilire che il detenuto sta bene dove sta.

«È sereno, ma assolutamente pessimista», riferisce Francesco Giro, senatore di Forza Italia e amico di Dell'Utri, che ieri è andato a trovarlo in carcere. «Certo, c'è anche una punta di scaramanzia nelle sue parole, in fondo è siciliano, ma non mi è sembrato che confidasse molto nell'imminente pronuncia. «Non hanno capito- mi ha detto -che ho questa malattia cronica che ha bisogno di cure apposite», racconta il deputato. Poi la conversazione ha virato su passioni condivise: «Abbiamo parlato dei papiri di Ercolano, di storia medioevale e della chiesa ortodossa, che Dell'Utri considera più autentica di quella cattolica. Gli ho raccontato del palco rock sorto al Palatino per ospitare il musical su Nerone. Un obbrobrio, ha commentato. Anche Berlusconi è finito nel discorso. Dell'Utri lo considera un personaggio carismatico, un leader naturale. E quando mi capita di riferire al Cavaliere, la commozione è forte».

Oggi l'ex senatore potrebbe ricevere in carcere la notizia più attesa e sperare di finire di scontare a casa i quattro anni che gli restano, forse meno per gli sconti di pena

previsti dalla buona condotta. La mossa successiva sarà cercare di ottenere la revoca della condanna sulla scia di quella ottenuta da Bruno Contrada, condannato per lo stesso reato. Che non c'era all'epoca dei fatti contestati.

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