Furbetti del week end e fannulloni di Stato, costantemente attratti dalle tentazioni che offre la vita: un giro per saldi, la spesa al supermercato, un salto alle bancarelle del mercato in cerca di imperdibili occasioni, una gitarella in barca, un paio d'ore passate a tentare la sorte giocando con le slot machine, o addirittura un secondo lavoro tra i fornelli di una cucina di un ristorante, inutile dire, in orario di lavoro. E intanto qualcuno si occupa di timbrare il cartellino per tutti. Parlano i numeri: i casi di assenteismo, sia di massa sia individuali, che nel pubblico impiego toccano livelli da sempre inaccettabili e al Paese costano la bellezza di 7 miliardi l'anno, non si contano. Come non si contano i casi in cui si abusa dei permessi concessi dalla legge 104 per fare altro invece che assistere i congiunti anziani o invalidi. Insomma vale tutto quando si tratta di svicolare dalle responsabilità lavorative per dedicarsi ai propri interessi.
Si ma quanto ci costano gli assenteisti? Lo Stato italiano spende all'incirca 7 miliardi di euro per le assenze dei dipendenti pubblici. E intanto gli scandali che coinvolgono gli statali continuano senza sosta. Sono sette miliardi di euro l'anno spesi tra malattie (4 miliardi) e permessi concessi dalla legge 104 (3 miliardi), che negli ultimi anni hanno fatto registrare un'impennata per l'assistenza ai congiunti bisognosi. Una cifra enorme: per avere un termine di paragone recente, basti pensare alla manovra correttiva che la Ue ha chiesto al governo per rimettere in linea i conti pubblici: 3,4 miliardi di euro, pari allo 0,2% del Pil italiano.
A guardare i numeri sulle assenze, emerge come i lavoratori del pubblico impiego siano davvero molto più «cagionevoli di salute» dei colleghi del settore privato: negli uffici pubblici si ammala il 55% del personale, mentre nelle aziende private va in malattia il 35%. E sempre secondo la Cgia di Mestre, il rapporto nelle assenze che durano solo un giorno è più che doppio: sono il 27,1% nel pubblico impiego contro il 12,3% nel privato. In totale, nel 2015 i giorni di assenza complessivi (malattia, permessi e congedi) nel settore pubblico sono stati 19 contro i 13 dei lavoratori privati, il 46% in più. Numeri che hanno portato Confindustria a stimare questa differenza a carico dello Stato in una voragine da 3,7 miliardi. Da verifiche più stringenti sugli abusi della legge 104 si potrebbero recuperare almeno 600 milioni l'anno.
È indubbio che questi oltre tre milioni di persone, che lavorano nella scuola, nella sanità, nella ricerca, nelle regioni, nei ministeri e negli enti locali, sono anelli fondamentali del nostro Paese. E devono tornare a essere una risorsa trainante e non una zavorra.
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