Forza Italia si ricompatta nel nome di Silvio Berlusconi. Rischiava di ridursi a una rievocazione nostalgica il grande evento organizzato a Paestum in occasione del compleanno del fondatore, ma alla prova dei fatti la kermesse campana smentisce i profeti di sventura e fornisce un segnale in controtendenza rispetto alla narrazione del partito condannato a un inesorabile declino.
«Non arrenderti mai, perché quando pensi che sia tutto finito, è il momento in cui tutto ha inizio». Fulvio Martusciello, l'organizzatore dell'evento, cita Jim Morrison per definire quella che nelle intenzioni vuole essere «l'eredità di Paestum», ovvero la capacità di Forza Italia di «essere davvero una comunità politica forte e viva, capace di condividere vittorie e sconfitte». Nessuno vuole indebolire il retaggio e la memoria. Il legame con Berlusconi è indissolubile e viene confermato da alcune proposte approvate dal Consiglio Nazionale. La prima è la proposta di intitolazione del Ponte sullo Stretto a Silvio Berlusconi, opera simbolo pensata e voluta fortemente dal Cavaliere, uno dei suoi cavalli di battaglia che riassume in sé la capacità di sfidare convenzioni e resistenze. La seconda è l'inserimento definitivo nel simbolo del nome del fondatore. Ma al di là dell'omaggio a colui che resterà per sempre il presidente del partito - visto che la «maglia» e la carica sono state ritirate - Paestum è l'occasione per ragionare insieme e definire la ripartenza di Fi in vista della lunga corso verso le Europee. Il «piano» viene definito in alcuni punti fondamentali. Il partito, innanzitutto, è pronto a superare le correnti.
Uno spirito unitario che probabilmente porterà alla candidatura unica di Antonio Tajani al congresso come segretario. Il Consiglio nazionale ha deciso che ci saranno quattro vicesegretari, tra cui il vicario che sarà il più votato. Non ci sono ancora candidature per questi incarichi - che si eleggeranno secondo un criterio simile a quello adottato per le elezioni della segreteria del Partito Popolare Europeo - ma il governatore Renato Schifani, forte del suo radicamento sul territorio siciliano - «Forza Italia non sarà a trazione nordista, sarà a trazione nazionale grazie alle modifiche che porteranno all'elezione di quattro vicepresidenti, e la Sicilia avrà il suo giusto peso», dichiara a Repubblica - così come il governatore della Calabria, Roberto Occhiuto, potrebbero essere nomi forti per coadiuvare Tajani.
Sul piano più strettamente politico Fi è pronta a lavorare con intensità sulla proposta di premierato. E mette nero su bianco questa volontà: «Per garantire il bipolarismo in Italia, e quindi la stabilità dei governi e la rappresentatività dei cittadini, è indispensabile la grande riforma istituzionale che il presidente Berlusconi ha chiesto per molti anni e che il governo, con il nostro ministro Casellati, è impegnato a realizzare: l'elezione diretta della guida dell'esecutivo. Noi speriamo in una riforma condivisa. Ma nessuno può esercitare quel diritto di veto che in passato ha reso di fatto impossibile qualunque progetto riformatore».
Fondamentale per il futuro sarà il coinvolgimento di iscritti e simpatizzanti. Tajani promette «una mobilitazione sui territori» e il responsabile nazionale del tesseramento di Fi, Tullio Ferrante comunica che «gli iscritti sono triplicati. Siamo passati dai 6mila del 2022 ai quasi 18mila del 2023». Naturalmente in questa partita si inserisce il «fattore Campania». La regione ha sempre rappresentato un granaio di voti fondamentale per il partito. E a Paestum in un evento in cui si sono registrate attorno alle 5.200 presenze, il 54% era rappresentato da campani. Francesco Silvestro, senatore e vice coordinatore regionale campano, non nasconde la soddisfazione.
«L'evento si chiude con numeri importanti e può rappresentare un modello per le altre regioni. Ora di fronte a noi abbiamo il banco di prova delle Europee, vogliamo confermare la doppia cifra presa alle ultime Politiche e se possibile migliorarci».
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