Il piano Ue: taglio ai consumi e solidarietà

Aiuti a chi risparmia e ridistribuzione tra i Paesi. La precedenza all'alimentare

Il piano Ue: taglio ai consumi e solidarietà

Dopo settimane di dibattiti e confronti sul tema energetico, oggi la Commissione europea presenta il suo piano in caso di stop al gas russo, scenario sempre più plausibile. Onde evitare di farsi trovare impreparati con l'arrivo dell'inverno, in parallelo all'imprescindibile diversificazione dei fornitori e all'aumento degli stoccaggi, il piano prevede una serie di misure declinate a seconda della gravità della crisi. Come spiega il portavoce della Commissione Eric Mamer, si tratta di un documento «basato sullo scenario peggiore possibile» mentre continua ad aumentare l'importazione europea di Gnl (gas naturale liquefatto) dagli Usa.

In un primo momento l'Ue emette una raccomandazione per la riduzione volontaria della domanda di gas a tutti gli stati membri almeno per i prossimi 8 mesi, mentre in una seconda fase dovrebbe entrare in vigore un obiettivo vincolante di riduzione della domanda che potrebbe essere attivato a seconda della gravità della situazione con due scenari, uno di «pre-allarme» e uno di «allarme» e, nonostante il termine «razionamento» sia accuratamente evitato, si andrebbe in quella direzione.

Inoltre, sebbene siano stati eliminati i riferimenti presenti in una prima versione in cui si sosteneva l'obbligo per gli edifici pubblici di limitare il riscaldamento a 19 gradi e i condizionatori a 25, è stato introdotto il principio di «massimo sforzo per la riduzione energetica».

Nel concreto significa una riduzione della temperatura domestica che, secondo i calcoli della Commissione, potrebbe portare a un risparmio di 11 miliardi di metri cubi di gas. Lo scenario più preoccupante da un punto di vista economico se avvenisse uno stop ai flussi di gas dalla Russia, riguarda le aziende energivore con un impatto sulla produzione e a cascata sull'occupazione e la crescita. In tal caso, le imprese che stabiliranno volontariamente di contrarre l'uso di gas, potranno ottenere «compensazioni finanziarie» (aiuti di Stato). Non tutti i settori possono però permettersi una diminuzione dell'energia e occorre dare priorità alle catene di approvvigionamento che incidono su salute, sicurezza e ambiente, difesa e altri settori critici come alimentare e raffinerie, intersecando le direttive Ue con i «piani di emergenza nazionali».

Perno del piano europeo è la riduzione dei consumi anche introducendo un meccanismo «bonus-malus» per cui, chi consuma di più, paga un prezzo unitario superiore. Una novità importante è inoltre l'introduzione di un sistema di solidarietà europea con l'obbligo per i paesi con più scorte di metano di cedere quote alle nazioni che ne hanno meno garantendo il funzionamento dei servizi essenziali. Un meccanismo che dovrebbe basarsi sull'utilizzo di una piattaforma energetica consentendo «di monitorare l'impatto della riduzione della domanda sui settori critici e sulle catene di valore in tutta l'Ue e di consentire il necessario scambio di informazioni». Da questo punto di vista l'Italia, grazie al corridoio meridionale, potrebbe essere tra le nazioni con maggiori riserve di gas facendo valere la propria solidarietà attraverso un «do ut des» in cambio di un'accelerazione sul tetto al prezzo del gas.

Tra i nodi che rimangono da sciogliere c'è infatti il price cap, una richiesta su cui il governo italiano si sta spendendo da mesi nonostante la contrarietà tedesca e dei paesi del Nord Europa, Olanda in primis.

La motivazione con cui i governi di questi paesi si oppongono, ovvero che il price cap altera il mercato, si scontra però con lo stesso piano della Commissione europea che introduce una serie di interventi che già incidono sulle dinamiche di mercato.

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