È un'altra prova di quella discontinuità promessa su più fronti dal governo di centrodestra. Il pugno duro sui rave party comincia su quello di Halloween in corso da ieri in provincia di Modena, in un capannone dismesso non lontano dall'uscita dell'autostrada. Code, blocchi stradali e traffico in tilt. Circa tremila persone arrivate anche da Francia, Spagna, Germania e Austria. Ieri mattina il ministero dell'interno Matteo Piantedosi ha chiesto al prefetto e al capo della Polizia Giannini di avviare ogni iniziativa per interrompere la festa e liberare l'area al più presto. Il Viminale sceglie la linea dura. Tanto che oggi Piantedosi dovrebbe portare in consiglio dei ministri un provvedimento con «nuovi e più efficaci strumenti di prevenzione e intervento». Così li definisce il Viminale nell'annunciare le nuove disposizioni pensate per fermare immediatamente i raduni come quello in corso in Emilia Romagna. Il provvedimento - che potrebbe tradursi in un decreto da varare entro la settimana - dovrebbe contenere misure come il sequestro immediato e la confisca dei mezzi, - camion e furgoni - oltre che di tutto il materiale utilizzato per i raduni, come strumenti e apparecchiature musicali. Con un danno agli organizzatori dei rave che verrebbero dunque denunciati e perseguiti. A loro carico scatterebbe anche l'obbligo del ripristino dei luoghi danneggiati. Di fatto, nelle intenzioni del ministro, un potente deterrente all'organizzazione. Immediato il plauso del vicepremier e ministro per le Infrastrutture Matteo Salvini: «Basta rave party illegali, delinquenti che spadroneggiano, istituzioni umiliate: ora si cambia! Complimenti al ministro Piantedosi, avanti così». Si punta a delineare una fattispecie di reato che consenta sul piano preventivo di intercettare chat e canali social coperti, per sapere in anticipo quando e dove questi eventi si tengano ed evitare l'afflusso di grandi numeri difficili da sgomberare.
Del resto questa era stata una battaglia del centrodestra e della Lega e di Fratelli d'Italia soprattutto, che aveva attaccato duramente l'ex ministro Luciana Lamorgese per la gestione di un maxi rave che si era svolto a Mezzano, nel viterbese, nell'agosto scorso, dove aveva anche perso la vita un 24enne. La stessa Meloni aveva scritto su Facebook: «Sono cinque giorni che va avanti il rave party di Mezzano tra droga, alcol e illegalità. Nonostante sia anche morto un ventiquattrenne, nessuno è ancora intervenuto a sgomberare il campo. Lamorgese, ma dove sei?». Lei, l'ex ministro, aveva poi replicato in Aula alla raffica di interrogazioni, spiegando che mettere in atto uno sgombero sarebbe stato pericoloso per l'ordine pubblico, vista anche la presenza di bambini, e che aveva ritenuto più opportuna un'attività dissuasiva: «Per il raduno che si è tenuto tra il 13 e il 19 agosto, l'azione di forza era controindicata perché lo sgombero dell'area con il ricorso a idranti e lacrimogeni avrebbe creato rischi per ordine pubblico e salute. In Italia ci sono stati tanti rave in passato con concentrazioni fino a 5mila persone, - aveva detto Lamorgese - in nessuno di questi si è deciso di intervenire con la forza se non quando lo hanno potuto consentire circostanze di tempo e luogo soprattutto connessi al numero dei partecipanti». Ora con uno dei primi atti del governo Meloni si vuole evidentemente certificare un'inversione di rotta. Intanto da ieri è in corso una trattativa tra le forze dell'ordine, polizia e carabinieri, per invitare i giovani a sgomberare. I partecipanti dicono di voler rimanere fino a domani. Il proprietario del capannone occupato ha presentato denuncia alle forze dell'ordine.
E
il Pd? Ovvio, fa le barricate in favore del rave: «Preoccupati. Non bisogna dar fuoco alle polveri salviniane». E il leader della Lega Salvini strabuzza gli occhi: «Difendono i raduni illegali? Siamo su Scherzi a parte?».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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