Ambiente, digitale e infrastrutture green. La nascita di un super ministero per la transizione ecologica potrebbe avere ricadute importanti su molte società di Piazza Affari che, già da tempo, hanno adattato i propri piani industriali ben consapevoli del fatto che questa trasformazione attirerà business miliardari. Da Enel a Tim, passando per Snam e Leonardo, sono decine le società in corsa per avere un ruolo da protagonista tra i progetti che disegnerà il nuovo ministro. La spinta del Recovery Fund porterà in campo 310 miliardi, 209 dei quali direttamente legati al Next Generation Eu e la differenza come risorse aggiuntive su altri capitoli del bilancio europeo. «In base alle linee europee - spiega al Giornale il responsabile consulenza fee-only di Gamma Capital Market, Giovanni Cuniberti - le risorse saranno concentrate su due driver: rendere le aree metropolitane veramente green e l'idrogeno. La difficoltà, e qui il ministero avrà un ruolo primario, sarà quella di individuare progetti e società valide allo scopo».
A essere favorite saranno moltissime società quotate. Nel campo degli investimenti green, oltre un terzo dei fondi andranno all'ambiente. Ciò significa che saranno in pista tutte le società che operano nelle rinnovabili a vari livelli (dal fotovoltaico, alle batterie elettriche). In pole position sicuramente Enel, da anni alle prese con piani di transizione. Ma anche Erg, Falck, Terna (per gli investimenti nella rete), mentre per la distribuzione elettrica è in campo Acea, ma anche Iren e A2a (questa anche nella mobilità), mentre Hera è esposta in particolare sull'economia circolare, così come Eni e Saipem.
D'altra parte, la posta in gioco è alta. Guardando agli ultimi piani industriali, Enel prevede di mobilitare investimenti per 190 miliardi nel prossimo decennio, promuovendo la decarbonizzazione, l'elettrificazione dei consumi e le piattaforme per creare valore condiviso e sostenibile per tutti gli stakeholder e redditività di medio e lungo periodo. A2a prevede 16 miliardi di investimenti in 10 anni. Di questi, 10 miliardi sono per la transizione energetica e 6 per l'economia circolare. La lotta al cambiamento climatico è al centro anche delle strategie della bolognese Hera che ha puntato 1,3 miliardi, nel piano al 2024, su un totale di circa 3,2 miliardi di impieghi previsti. E ancora, tra le tante, Iren ha scommesso 3,7 miliardi al 2025 di cui 2 miliardi destinati al settore ambientale tramite lo sviluppo di impianti di selezione e trattamento, l'estensione delle reti di teleriscaldamento e i progetti di efficienza energetica e digitalizzazione.
Sul fronte ambientale c'è poi il capitolo dell'idrogeno che potrebbe essere un punto chiave delle strategie del ministero che sicuramente esaminerà i progetti del leader Snam, ma anche quelli di soggetti che si sono di recente buttati nel business: A2a, Fs, Eni, Enel, Italgas.
Sul fronte digitale c' è il tema della rete unica in via di definizione . L'uso dei fondi europei sarà però possibile solo in caso si costituisse una società pubblica non, dunque, a trazione privata (sotto il comando di Telecom).
Ma non solo. Prysmian (cavi elettrici e fibra ottica per il digitale) è tra le più quotate a essere coinvolta nei nuovi progetti cosi come Stm, Inwit (infrastrutture per le telecomunicazioni), Cy4gate (cyber intelligence, sicurezza e soluzioni di cyber electronic warfare).
Sul fronte delle infrastrutture green WeBuild potrebbe entrare in partita così come Salcef, azienda specializzata anche nella mobilità urbana. Per finire, c'è il colosso dell'aerospazio Leonardo per le reti di difesa digitale.
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