Roma - Ostia come Corleone, dice Roberto Saviano. Un paragone forse esasperato, ma che da ieri è al centro di un caso politico. Una testata a un giornalista mostra al resto d'Italia il vero volto del mare di Roma, ricordando che Ostia è cresciuta all'ombra delle famiglie mafiose come i Cuntrera - Caruana, narcotrafficanti di rango provenienti da Siculiana. O come gli Spada, «nomadi» imparentati con i più noti Casamonica e da sempre agli ordini del boss locale, don Carmine Fasciani.
I fatti? Una troupe di Rai2 viene aggredita a colpi di spranga e un giornalista finisce in ospedale. Setto nasale fratturato, intervento chirurgico e, soprattutto, tanta paura per l'inviato di Nemo Nessuno Escluso, Daniele Piervincenzi e l'operatore Edoardo Anselmi. Motivo? Le domande sulle recenti elezioni amministrative locali che, secondo l'accusa del sindaco Virginia Raggi, hanno visto l'appoggio degli Spada al candidato di Casapound Luca Marsella, non sono piaciute affatto a Roberto Spada. Prima una «capocciata» in pieno volto, poi l'aggressione a entrambi gli inviati Rai, lasciati sanguinanti.
Sul caso la Direzione distrettuale antimafia, ha aperto un'inchiesta. Ma è soprattutto la politica a scoprire quello che a Ostia è sotto gli occhi di tutti da anni, tanto che ci sono già cronisti che vivono sotto scorta. Casapound prende le distanze dagli Spada e dal gesto violento. La condanna a Spada e la solidarietà al giornalista sono unanimi, dalla sindaca Raggi a Giorgia Meloni. «Un episodio di inaudita gravità -dichiara Paolo Romani, presidente dei senatori di Forza Italia- che non solo esprimono il degrado morale dell'aggressore, ma anche quello di un intero contesto sociale». Il ministro Marco Minniti annuncia interventi, ribadendo che «in Italia non possono esistere zone franche».
Ma la situazione di Ostia non è certo una novità di ieri. Il X Municipio di Roma, grande come una media città italiana, è stato sciolto per mafia due anni fa. Il presidente Pd Andrea Tassone viene arrestato per corruzione nell'inchiesta Mafia Capitale. Il corpo del reato? Una tangente da 15mila euro versata da Salvatore Buzzi, presidente della Coop 29 Giugno, per l'appalto di potatura dei pini marittimi.
Gli Spada sono balzati più volte alle cronache per i loro (sporchi) affari sul Lido di Roma. Gestori di palestre, bische, autosaloni, dall'Abruzzo, svernano sul Lido dei romani dagli anni '70. Sono di origine nomade, esperti «cavallari» ma in poco tempo si stanziano su quello che poi sarà il loro feudo: Nuova Ostia. Il quartiere alla foce del Tevere chiuso dai palazzoni popolari: da una parte quelli rossi dello Iacp, dall'altra le case del Comune. Le abitazioni degli Spada si distinguono: cavalli rampanti e leoni di cemento a ogni entrata. I capostipiti sono Vincenzo ed Enrico, detto Pelè, morto nel 2016. I figli di quest'ultimo sono Carmine, il boss detto «Romoletto», Vincenzo, in onore del fratello, morto anni fa per un infarto, e il più «piccolo», Roberto, autore dell'aggressione.
Un clan cresciuto all'ombra di un'associazione culturale per «sinti». E come i mafiosi veri, quando i loro nemici passano a miglior vita festeggiano. Nel 2013, a poche ore dal duplice omicidio di due pregiudicati, Giovanni Galleone «Baficchio» e Franco Antonini «Sorcanera», loro festeggiano con fuochi d'artificio. Sarà un caso ma poche ore prima della morte Baficchio aveva schiaffeggiato Carmine «Romoletto» Spada. Nel 2016 Ottavio Spada, detenuto per estorsione con l'aggravante del metodo mafioso (aveva minacciato un tabaccaio) è stato rinviato a giudizio per un tentato duplice omicidio.
E il mese scorso sette appartenenti al clan Spada vengono condannati a più di 50 anni di carcere con l'aggravante del metodo mafioso. Minacce, violenze, sfratti forzosi dagli alloggi popolari a una gambizzazione per affermare la supremazia su Ostia. Tutto nel generale disinteresse, fino alla testata di ieri.
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