Pignatone elogia i suoi pm. La sorella: «Solo tempo perso»

Pignatone elogia i suoi pm. La sorella: «Solo tempo perso»

«Ciao Stefano, sei finalmente libero di scorrazzare fra le bellezze del Creato, senza più timore che qualche guardia carceraria ti ricorra per ucciderti». Si è aperta con la polemica tra Celentano e il sindacato di polizia penitenziaria Sappe, un'altra giornata all'insegna di Cucchi. Ieri il cantante ci è andato giù pesante, criticando l'operato di agenti e magistrati. «Stefano dove sei c'è luce - scrive il Molleggiato nel suo blog - non quella flebile e malata di quei giudici ignavi che, come diceva Dante, sono anime senza lode e senza infamia, proprio perché non si schierano né dalla parte del bene e né da quella del male. Lì si respira l'amore del Padre che perdona e non di chi ti ha picchiato e massacrato fino a farti morire». Parole che pesano come macigni, suscitando la ferma reazione dei poliziotti, che ieri hanno già querelato Ilaria Cucchi e non accettano l'idea del Comune di intitolare una strada al geometra romano. «Celentano è tanto ignorante - dice Donato Capece, segretario del Sappe - da non sapere che i poliziotti penitenziari coinvolti nella vicenda sono stati assolti due volte dalle gravi accuse formulate nei loro confronti». Dall'America, però, anche Jovanotti chiede sostegno per i Cucchi, perché casi come questo «spezzano il cuore e fanno paura». «Sono squarci - scrive sulla sua pagina Fb - che si aprono verso l'inferno: quello di una violenza protetta da una divisa o da un camice. Quando la polizia prende in consegna un cittadino disarmato, lo arresta, in base al diritto democratico quella persona deve potersi sentire totalmente al sicuro, anche se fosse il peggiore dei fuorilegge».

Il giudizio di secondo grado, in realtà, ha convinto poco la stessa magistratura. È una «sconfitta per tutti» evidenzia Giustizia Democratica e l'Associazione nazionale magistrati spera emergano fatti nuovi auspicando e che «parli chi finora ha taciuto», mentre l'ex procuratore di Napoli, Giovandomenico Lepore, sottolinea che «non si può morire così quando si è affidati allo Stato». Lo stesso capo di piazzale Clodio Pignatone, dopo l'incontro di ieri con i famigliari di Cucchi, ha promesso di rileggere tutti gli atti del processo.

Ma, pur annunciando che si cercheranno «responsabilità ulteriori rispetto a quelle individuate nel processo», ha ribadito la fiducia nei confronti dei pm Barba e Loy. Una retromarcia per la famiglia Cucchi, che ha visto in queste parole un'ammissione del bluff della procura: «Forse abbiamo solo perso tempo», ha commentato amareggiata Ilaria.

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