La pizza va di traverso a Cracco: "Che orrore, toglietegli il forno"

Gli strali dei tradizionalisti contro la Margherita «rivisitata» nel suo ristorante di Milano. Sorbillo lo difende: «È buona»

La pizza va di traverso a Cracco: "Che orrore, toglietegli il forno"

La pizza Craccorita non sapremo mai se è davvero buona o no. Spendere 16 euro per testare la sorprendente Margherita rivisitata (o ristravolta?) da Carlo Cracco è infatti uno sfizio, più che altro, per turisti stranieri. Ma ora non è il caso qui di buttarla sul venale, considerato che chi va a magiare da Cracco non lo fa per risparmiare, ma per gustare, oltre a piatti da gourmet, il piacere di un'atmosfera esclusiva e il brivido di incrociare lo sguardo squisitamente ammaliante dell'ex re catodico di Masterchef.

SuperCarlo è anche un superfurbacchione e sa bene come cucinarsi i media, che lo adorano; a prescindere da cosa dica e da cosa faccia. Ragion per cui pure la pizza Craccorita potrebbe essere, in realtà, una fragrante idea pubblicitaria sfornata calda calda dal suo ufficio marketing&comunicazione, magari per creare un imperdibile «dibattito» sul nuovo locale sì stellato, benché orbato di un «astro» nel firmamento della Guida Michelin 2018.

Il motivo del nostro - sicuramente infondato - sospetto? La pizza Craccorita è esteticamente troppo brutta per essere «vera». Ci spieghiamo meglio. Un Cracco che per anni in tv ha rotto le uova nel paniere ai concorrenti di Masterchef, strappando loro il grembiule perché rei di aver «impiattato e guarnito in maniera orribile», non può certo impiattare e guarnire la sua pizza Craccorita nel modo tanto discutibile che potete apprezzare nella foto qui sotto. Con ingredienti che, benché di sopraffina qualità, sembrano buttati lì senza senso e senza criterio. Insomma, una roba che, almeno all'occhio, appare piuttosto respingente. Tradendo dunque il principio basilare della scuola di cucina, secondo cui un piatto, prima di appagare la gola, debba soddisfare la vista. E qui, sotto il profilo dell'appagamento retinico, possiamo affermare senza tema di smentita che la pizza Craccorita appare alquanto deficitaria.

Ma in soccorso del «collega» Cracco e della sua oscura (a causa dell'impasto coi cereali) creatura del desiderio, ecco arrivare Gino Sorbillo: uno che sta alla pizza napoletana dop come Al Bano sta alla canzone italiana doc. Don Gino leva gli occhi al cielo e, San Gennaro lo perdoni, offre la sua assoluzione: «La pizza di Cracco l'ho assaggiata. È buona. Anche se non possiamo chiamarla Margherita». E ti credo, visto che nella versione cracchiana la salsa di pomodoro assomiglia al ragù e prevede anche pomodorini confit; inoltre, la mozzarella di bufala è aggiunta a crudo con una spolverata di origano (severamente bandito nella ricetta originale, che prevede invece qualche fogliolina di basilico fresco).

I puristi sono molto meno comprensivi di Sorbillo e sui social vanno giù duro. Il post più divertente? «A Cracco non dovrebbero toglierli le stelle, ma il forno». Ma non è male neppure: «Con questa pizza Cracco si è guadagnato la cittadinanza americana».

Solo uno (oltre a Sorbillo) ha il coraggio (pur senza firmarsi) di difendere Cracco sul web: «Dovrebbero vergognarsi tutti quelli

che urlano al sacrilegio per la Margherita di Cracco e poi si mangiano quelle del supermercato fatte con la peggio spazzatura, e magari pure riscaldate con il microonde». Ma con 16 euro hai voglia a comprare spazzatura...

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