Ma poi, c'è vita su Marte? L'Europa vuole scoprirlo

Partita ieri da Baykonur in Kazakhstan la missione Exomars verso il pianeta rosso

Ma poi, c'è vita su Marte? L'Europa vuole scoprirlo

«Spirit» e «Opportunity» sono i due rover che hanno disegnato la storia recente dell'esplorazione marziana. Opera dei tecnici della Nasa, andata al di là delle aspettative con l'ottenimento di informazioni fondamentali alla comprensione della natura marziana.

Ora spetta all'Italia, con la partecipazione dell'Agenzia Spaziale Italiana (Asi) e di due importanti realtà industriali, Finmeccanica e Thales Alenia Space Italia. Di ieri infatti la partenza dalla base sovietica di Baykonur, in Kazakhstan, della sonda europea ExoMars, lanciata dal razzo Proton, gestito da Roscosmos, l'Agenzia Spaziale Russa, destinazione pianeta rosso; il lancio, andato a buon fine, è avvenuto alle 10.31 ora italiana. Scopo della missione: raggiungere Marte fra sei mesi. Luogo prescelto: Meridiani Planum, una vasta pianura in corrispondenza dell'equatore marziano, dove si pensa possa nascondersi l'acqua.La sonda Tgo (Trace Gas Orbiter) ruoterà intorno all'orbita marziana per sette anni (a circa 400 km dalla superficie), permettendo al robottino Edm (Entry, Descent and Landing Demonstrator) di atterrare sul pianeta rosso, per poterlo esplorare.

Edm è dotato della stazione meteo Dreams, in grado di analizzare le caratteristiche chimiche dell'atmosfera marziana. È attrezzato con Acs (Atmospheric Chemistry Suite), strumento capace di evidenziare e analizzare i gas presenti nell'atmosfera del pianeta. Si sa che è rarefatta, ma la sua composizione dal punto di vista quantitativo e qualitativo è ancora da stabilire. Ci sarà anche la possibilità di verificare la velocità e la direzione dei venti, l'umidità e la pressione atmosferica. Lo studio della presenza di idrogeno, e indirettamente di acqua, sarà invece affidato a Frend, un rivelatori di neutroni, parte del carico complessivo di Tgo.La seconda fase della missione è prevista per il mese di maggio del 2018, con l'obiettivo di portare su Marte un altro rover che, dotato di un trapano particolare, potrà scavare la superficie planetaria per un paio di metri, indagando aspetti della geologia del tutto sconosciuti.

Un grande traguardo per l'Europa e per l'Italia: non a caso il primo veicolo spaziale che atterrerà è stato dedicato all'astronomo italiano Giovanni Schiaparelli.Perché torniamo su Marte? Perché non ne sappiamo abbastanza, e quel che ci hanno rivelato Spirit e Opportunity è così promettente da farci sperare che con questa missione potremo giungere a comprendere nei dettagli la «vitalità» marziana. La biologia, quindi. Si punta infatti a scoprire tracce che attestino l'esistenza di forme di vita; che potrebbero avere abitato Marte in passato. Da qui il prefisso «exo», da exobiology (vita extraterrestre). Altro argomento chiave: l'acqua. Presupposto per la vita. Giù lo scorso autunno abbiamo saputo da Lujendra Ojha, del Georgia Institute of Technology di Atlanta, di quel raro fenomeno estivo che porta alla fuoriuscita di acqua dai crateri; lo provano particolari sali analizzati attraverso uno speciale strumento tecnologico tarato per decifrare la chimica «impressa» nei pixel fotografici.

Non solo vita e acqua, ma anche uomo.Se ne parla già da parecchi anni e ormai è quasi certo: entro qualche decina d'anni la nostra specie, fisicamente, camminerà su Marte. Ma perché tutto ciò possa compiersi è necessario poter individuare il luogo adatto al primo ammartaggio della storia. Ecco perché è fondamentale la buona riuscita della missione partita ieri. Schiaparelli con la sua attrezzatura dovrà essere in grado di indicare se Meridiani Planum potrà anche accogliere i primi terrestri in carne e ossa. Su Marte, infatti, uno dei primi compiti dei futuri equipaggi sarà quello di studiare la formula redditizia per ottenere energia, sfruttando, per esempio, la luce solare.

L'uomo è ancora agli inizi dell'esplorazione del pianeta rosso, ma le nostre azioni sono sempre più precise ed efficaci. E dopo la grande avventura di Rosetta (che ci ha portati su una cometa), e la triste fine di Beagle-2 (ammartaggio fallito), anche l'Esa potrà finalmente dire la sua.

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