Golda Meir, Margaret Thatcher e Angela Merkel. Sono solo alcuni dei primi ministri femminili più ammirati dagli esterofili nostrani, ma quali donne hanno segnato l’immaginario collettivo della politica italiana?
Nella Prima Repubblica la più rappresentativa del Pci è Nilde Iotti. Già membro dell’Assemblea Costituente, è la prima donna a ricoprire la carica di Presidente della Camera per 13 anni. La Iotti è ricordata anche per la storia d’amore con Palmiro Togliatti che, però, non fu mai accettata dai militanti che cercarono di impedirle di andare a trovarlo in ospedale quando subì l’attentato. Nella DC un ruolo importante lo ebbe Tina Anselmi che nel 1976 è la prima donna a diventare ministro e nel 1981 è nominata presidente della Commissione d’inchiesta sulla P2. Negli anni ’70 irrompe la figura della radicale Emma Bonino che si batte per i referendum per l’aborto e il divorzio. Negli anni assume un’autorevolezza trasversale che la porta nel ’95 a essere indicata commissario europeo dal primo governo Berlusconi, poi è ministro con Prodi e con Letta e viene candidata più volte per la presidenza della Repubblica. Lo scorso gennaio lascia la politica attiva a causa di un tumore e, poche settimane fa Pannella la espelle inaspettatamente dal partito radicale.
A sorpresa, nel ’94 la leghista Irene Pivetti diventa Presidente della Camera. La cattolica Pivetti stupisce tutti, dopo la sua uscita dal Parlamento, con la richiesta di divorzio alla Sacra Rota dal primo marito per sposare Alberto Brambilla, un uomo più giovane di lei. Negli ultimi anni si dedica anche alla televisione adottando un look sempre più dark. Con la Seconda Repubblica le risse tivù imperversano anche nei talk come Porta a Porta. La più famosa è quella che ha come protagoniste Alessandra Mussolini e il ministro del Pdci Katia Belillo che, seccata dalle continue interruzioni, si alza dalla sua poltrona per prendere a calci la nipote del Duce.
Nel 2009, invece, Porta a Porta ospita il battibecco tra Silvio Berlusconi e Rosy Bindi. “Lei è sempre più bella che intelligente”, disse l’allora premier. “Sono una donna che non è a sua disposizione” fu la replica dell’ex democristiana. Culturalmente antirenziana, la Bindi quando nasce il governo Renzi si lascia andare a commenti sessisti verso le neoministre “scelte perché erano giovani, non solo perché erano brave ma anche perché erano belle...". Anna Finocchiaro, Rosa Russo Iervolino e Livia Turco, invece, non hanno mai esaltato gli animi dell’elettorato italiano. La prima viene associata alla casta per essersi fatta accompagnare dalla scorta a fare la spesa al supermercato, la seconda è famosa per il suo timbro di voce e per non aver saputo governare l’emergenza rifiuti quando era sindaco di Napoli. Della Turco, invece, si ricorda il suo pianto durante una trasmissione tivù per la deriva neocentrista imposta da Renzi che ha portato molti ex militanti del Pci a non iscriversi più al Pd.
Nel centrodestra trovano spazio Daniela Santanché, Mara Carfagna che da ministro scrisse la legge contro lo stalking, Letizia Moratti che fu Presidente della Rai, ministro e sindaco di Milano, ma anche l’ex AN Giorgia Meloni che nel 2006 diventa la vicepresidente della Camera più giovane fino ad allora. Del governo Monti, invece, si ricordano le lacrime del ministro Elsa Fornero, mentre di quello di Letta restano la foto del ministro Stefania Giannini in topless e gli scontri tra Cecile Kyenge e i leghisti.
Nell’era del renzismo meritano una menzione speciale il ministro Marianna Madia (ex del figlio di Giorgio Napolitano), la bellissima e molto paparazzata Maria Elena Boschi, e la renziana della seconda ora Alessandra Moretti passata da portavoce di Bersani per le primarie del 2012 a candidata presidente in Veneto. Di lei resta celebre l’intervista in cui rivendica lo stile “ladylikes” per le donne in politica. Figlia del trasformismo è anche Debora Serracchiani, divenuta famosa nel 2009 quando, durante un’assemblea del Pd, criticò la linea dell’allora segretario Franceschini. Quel discorso le valse l’elezione a eurodeputata, ripagata con l’adesione alla corrente franceschiniana, mentre grazie alla svolta renziana del 2013 diventa presidente del Friuli.
L’attuale Presidente della Camera Laura Boldrini, infine, assume il ruolo di strenuo difensore dei migranti e della causa femminista tanto da voler cambiare la grammatica e imporre la declinazione al femminile di tutte le professioni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.