La Polonia in rivolta: "Il nostro Papa santo non coprì gli abusi"

Wojtyla accusato di aver saputo e non aver denunciato preti pedofili. L'ira del premier

Mateusz Morawiecki
Mateusz Morawiecki

Terremoto in Polonia per le accuse, trapelate da un volume che sta già facendo discutere, secondo cui Giovanni Paolo II avrebbe saputo - da cardinale - di casi di preti pedofili, coprendo vicende di abusi. Ma all'indomani delle critiche, il Paese ha alzato gli scudi, dai vescovi polacchi fino al premier, in difesa dell'«amato» Papa Wojtyla, proclamato santo nel 2014 da Bergoglio.

Le accuse contro Giovanni Paolo II sono state «create» ad arte «dai servizi», ribatte il presidente della Conferenza episcopale polacca, monsignor Stanislao Gadecki. «Karol Wojtyla è stato un maestro della fede e un intercessore in cielo» per tanti polacchi, aggiunge. «È uno shock che si cerchi di screditare lo stesso Giovanni Paolo II e la sua eredità, tutto in nome della preoccupazione per la verità e il bene». «Gli autori di queste voci di discredito si sono impegnati a valutare Karol Wojtyla in modo parziale, spesso astorico, senza conoscere il contesto, accettando acriticamente i documenti creati dai servizi di sicurezza come fonti affidabili», ribadisce il numero uno dei vescovi polacchi. «Essere pastore della Chiesa in un'epoca di divisione dell'Europa in Occidente e blocco sovietico ha comportato il dover affrontare sfide impegnative. Bisogna anche essere consapevoli che a quel tempo, non solo in Polonia, le normative erano diverse da oggi - aggiunge monsignor Gadecki, che proprio ieri ha celebrato una messa davanti alla tomba di Giovanni Paolo II in Vaticano - C'era una diversa coscienza sociale e modi consueti di risolvere i problemi». Quindi l'appello: «Invito tutte le persone di buona volontà a non distruggere il bene comune, di cui l'eredità di Giovanni Paolo II fa senza dubbio parte. I polacchi dovrebbero ricordare la benedizione offertaci dalla Provvidenza attraverso questo Papa».

A rispedire al mittente le accuse contro il Pontefice polacco è intervenuto anche il postulatore della causa di canonizzazione, monsignor Slawomir Oder. «Non c'è stata allora una voce più forte di quella di Giovanni Paolo II sulla necessità di liberare la Chiesa dai crimini di pedofilia».

Le accuse sono state sollevate sia dal programma Tv24 realizzato da Marcin Gutowski (che ha raccolto le testimonianza di alcune vittime di preti pedofili della diocesi di Cracovia) sia dal libro pubblicato da Ekke Overbeek («Maxima culpa. Giovanni Paolo II sapeva», uscito mercoledì in Polonia), secondo i quali Wojtyla prima di diventare Papa nel 1978 coprì i preti pedofili senza offrire minima assistenza alle loro vittime. «Questi problemi sono stati accuratamente analizzati negli archivi del Vaticano, nell'ambito del processo di beatificazione - precisa monsignor Oder - queste accuse sono negate dai fatti».

Sulla questione, è stato invitato al ministero degli esteri di Varsavia l'ambasciatore degli Stati Uniti in Polonia, Marek Brzezinski, per un colloquio sull'attività del canale televisivo Tvn24, che appartiene alla rete americana Discovery. «Si ritene - si legge in un comunicato - che i potenziali risultati dell'attività di questo canale sono paragonabili alla guerra ibrida che ha come scopo incrementare le divisioni e tensioni all'interno della società polacca».

In difesa del Papa è intervenuto anche il premier polacco Mateusz Morawiecki: «Oggi abbiamo la guerra non solo dietro la nostra frontiera dell'est; vi sono enti che cercano di provocare la guerra della civiltà anche dentro la Polonia», ha detto il capo di governo, secondo cui «da cristiani dobbiamo difendere la memoria del pontefice nato a Wadowice; ci sono tantissime prove che lui abbia lottato contro il male, anche dentro la chiesa, mentre le accuse contro di lui sono basate su fonti ambigue».

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