L'ultima è stata Napoli: plastica vietata su tutto il lungomare a partire dal 1° maggio, multe da 25 a 500 euro. Rimini si prepara: l'obiettivo è approvare entro metà aprile una delibera per vietare la vendita di bicchieri e cannucce ai chioschi lungo 15 chilometri di costa (e non si potrà fumare su bagnasciuga).
Il Parlamento europeo ha approvato la direttiva che vieta le stoviglie di plastica monouso a partire dal 2021. Ma l'Italia anticipa ed è tutta una corsa a diventare spiaggia plastic free. In alcuni Comuni non si potranno lanciare nemmeno i palloncini. Siamo alle porte, insomma, di un'estate senza plastica, di ecopicnic e palloncini che non vedono il cielo. La voce dei produttori di stoviglie di plastica si perde nell'euforia di questa primavera ecosostenibile: nessuno sta pensando ai posti di lavoro persi, lamentano, e agli impianti da riconvertire. Sarebbero 3mila i lavoratori a rischio, secondo le prime stime delle imprese, con una perdita possibile tra gli 850 milioni e il miliardo di fatturato per la trentina di aziende coinvolte. L'Italia è la prima produttrice in Europa. Che cosa ci sarà dopo la plastica? «Stoviglie compostabili che avranno un impatto ambientale superiore», la risposta di Pro.mo, il gruppo che raggruppa le aziende produttrici di stoviglie monouso all'interno di Unionplast.
Napoli e Rimini sono state rapidissime, ma la Puglia è arrivata ancora prima. In accordo con i rappresentanti degli stabilimenti balneari, l'estate del 2019 sarà all'insegna del no-plastica nel tacco d'Italia. All'interno della delibera pubblicata sul Bollettino Ufficiale si prevede anche un sostegno da mille a 10mila euro per i Comuni che si impegneranno nell'organizzazione di Ecofeste, con stoviglie compostabili e biodegradabili e bibite solo alla spina, per un totale di 250mila euro messi a bilancio.
Se la Puglia lancia le Ecofeste, il consiglio regionale della Sicilia sta per discutere una delibera che dispone l'utilizzo di piatti e posate compostabili nelle mense pubbliche e prevede un bando per il finanziamento di start up, oltre che misure per la riconversione di impianti di stoviglie monouso. A Lampedusa e Linosa il divieto di vendita è partito già dalla fine della scorsa estate. A Porto Cesareo non si potrà fumare entro dieci metri dalla battigia, con multe sempre da 25 a 500 euro, e saranno vietate stoviglie e sacchetti non biodegradabili. Carloforte, in Sardegna, sarà plastic free dal 17 giugno. Nell'elenco ci sono anche Noto e Avola.
Nei Comuni di Maruggio (Taranto), Bitonto e Giovinazzo (Bari) è invece proibito lanciare i palloncini letali per i pesci. A Bari don Tino Lucariello, parroco del quartiere Madonnella, ha ordinato palloncini biodegradabili per la festa di San Giuseppe, per dare l'esempio.
Nei mari europei finiscono tra le 150mila e le 500mila tonnellate di plastica, scempio dell'ambiente. Ma le stoviglie «sono lo 0,6% della plastica che si trasforma in Europa», ribatte Marco Omboni, presidente di Pro.mo. «Uno studio citato anche dai vertici europei dice che il 90% della plastica che galleggia nei mari viene da dieci grandi fiumi, e non ce n'è uno che sia europeo». Il problema è e rimarrà «il comportamento» di chi lascia ovunque i suoi rifiuti. Le ordinanze dei sindaci «fanno danno all'industria prima che il diritto europeo si sia formato», spiega al Giornale Libero Cantarella, direttore di Unionplast. «Non abbiamo tempo per riconvertirci e molte aziende rischiano la chiusura». Per ora, poi, non si parla di «misure di supporto».
E quando tutte le stoviglie monouso saranno compostabili e biodegradabili, in legno principalmente, bisognerà «fare i conti» con un altro impatto ambientale, «più alto, secondo uno studio di Life Cycle Assessment, se si calcola il ciclo di vita del prodotto», tra acqua, terra ed energia, «rispetto alla plastica. Se non si spiega questo, si dice solo una piccola parte della verità».
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