Posti regalati ai cespugli: nel Pd tremano in molti. Dalla Boldrini alla Cirinnà, chi può restare a casa

Meno spazi per il correntone di Base Riformista. Fuori tanti ex renziani. Il segretario fa repulisti e prepara le liste pensando al congresso post-voto

Posti regalati ai cespugli: nel Pd tremano in molti. Dalla Boldrini alla Cirinnà, chi può restare a casa

Tanti parlamentari uscenti dem rischiano di rimanere a casa per via della distribuzione che ha deciso Enrico Letta. Il segretario del Pd sta promettendo candidature, e in alcuni casi seggi blindati, a destra e a manca. Gli attori da accontentare non sono pochi: Calenda, con il 30% degli uninominali per Azione, Fratoianni e Bonelli, che alla fine resteranno in coalizione con i loro rispettivi partiti, gli ex M5S del ministro Federico D'Incà e dell'ex capogruppo Davide Crippa, i dimaiani di Impegno Civico che nel frattempo hanno trovato la quadra con Bruno Tabacci, Articolo Uno di Roberto Speranza, Democrazia Solidale (la formazione nata attorno alla Comunità di Sant'Egidio), il Partito Socialista italiano, eventuali ed ulteriori formazioni ecologiste e così via.

A rimetterci sarà proprio il Nazareno che, tra la riforma che ha comportato il taglio dei parlamentari e la volontà di Letta di tenere uniti più mondi possibili, potrà contare su una truppa meno estesa del previsto. In prossimità dei palazzi romani, circola un elenco con i nomi di chi, dopo essere stato eletto alle scorse elezioni politiche, sarebbe a rischio o avrebbe già perso il posto.

Molti dei nominativi che vengono sussurrati appartengono al correntone di Base Riformista: dalla segreteria del governatore della Regione Lazio Nicola Zingaretti in poi, l'area in questione ha faticato a trovare spazio. Del resto la composizione delle liste, cinque anni fa, era spettata a Matteo Renzi, che è poi uscito dal Pd fondando Italia Viva. Lo stesso partito a cui molti di quelli che erano considerati fedelissimi dell'ex presidente del Consiglio non hanno tuttavia aderito. Un caso che è già rimbalzato sulla stampa è quello di Luca Lotti: l'ex renziano doc non è stato proposto dalle segreterie toscane. Sarà il Nazareno a decidere se candidare Lotti o meno, ma i territori hanno già inviato un segnale preciso. Il senatore Dario Stefano, che è il principale avversario interno del presidente della Puglia Michele Emiliano, potrebbe a sua volta non essere ricandidato.

L'asse, tra i dem, si è spostato a sinistra. Anche l'ex ministro dell'Istruzione Valeria Fedeli potrebbe salutare il Parlamento. Nella lista dei probabili uscenti figurano pure i senatori Salvatore Margiotta, Stefano Collina, Eugenio Comincini, Alan Ferrari, Andrea Ferrazzi, Roberto Rampi e Francesco Verducci.

La senatrice Monica Cirinnà, invece, non è un'esponente che può essere ascritta all'area liberal-democratica del Pd ma ha perso peso politico per via del minor spazio che dovrebbe essere riservato a Goffredo Bettini, il capo-corrente della Cirinnà. Esistono altri nomi di peso che potrebbero non essere riconfermati: l'ex ministro della Difesa Roberta Pinotti e l'ex presidente della Camera Laura Boldrini sono quelli più altisonanti. Chi starebbe per rientrare in Parlamento, invece, è Gianni Cuperlo, che dovrebbe prendere il posto della deputata Barbara Pollastrini.

La sensazione è che Enrico Letta, che dopo le elezioni politiche dovrà con ogni probabilità confrontarsi anche con il congresso nazionale (che non sarà un appuntamento semplice per il «front runner»), voglia trasformare il Pd attraverso l'appuntamento elettorale.

Ora il partito è tutto fuorché ad immagine e somiglianza del suo vertice, che è retto da una maggioranza che aveva scelto Zingaretti e che deve fare i conti con decine e decine di parlamentari che avevano trovato posto in lista durante la gestione Renzi. Comunque vadano a finire le elezioni, dalle parti del Nazareno si conteranno anche gli scatoloni.

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