La strada è la stessa, lo stile è personale. Matteo Piantedosi ha già fatto capire che sugli sbarchi con lui al Viminale sarà linea dura. La sua posizione sulle navi delle Ong che recuperano i migranti nel Mediterraneo per poi «bussare» ai nostri porti è già stata affermata e ribadita. A farsi carico di quella gente salvata in mare, spesso nei pressi delle coste africane, devono essere gli Stati dei quali quelle navi battono bandiera. Un punto su cui Piantedosi ha ricevuto l’entusiastico appoggio di Salvini, che era ministro al Viminale quando l’altro Matteo era il suo capo di gabinetto. Ma c’è un altro punto su cui il nuovo ministro vuole distinguersi. Ossia quello del soccorso in mare. Che le nostre navi militari, le fiamme gialle e la guardia costiera, infatti, continuano a fare. Intervenendo nei quasi 500mila chilometri quadrati dell’area di ricerca e soccorso di responsabilità italiana e contribuendo a mettere in salvo i migranti in difficoltà in mare. E così ecco il doppio binario. Il primo è il no di Piantedosi e del Viminale agli sbarchi delle navi umanitarie: due giorni fa, il ministro, di concerto con il titolare degli Esteri Tajani, in una direttiva ha ricordato come le condotte di Ocean Viking e Humanity 1, in navigazione con il loro carico di migranti salvati in mare, non sono «in linea con lo spirito delle norme europee e italiane in materia di sicurezza e controllo delle frontiere e di contrasto all'immigrazione illegale». E ieri infatti, mentre entrambe le navi attendono l’indicazione di un porto sicuro, Humanity ha parlato di 4 richieste di sbarco negate, dall’Italia e da Malta. Il secondo, invece, sono gli interventi di soccorso delle nostre navi. Particolarmente attive negli ultimi giorni quando, anche se lontano dai riflettori e senza condivisioni social da parte del leader leghista, hanno compiuto operazioni di soccorso mettendo il salvo, e sbarcando in Italia, ben 1.268 migranti solo tra 24 e 26 ottobre. Linea dura, ma anche attenzione al dovere del soccorso per evitare altre tragedie.
In attesa di varare il piano del governo, condiviso oggi anche dal Comitato per la sicurezza, che prevede di stoppare il traffico sia dei barconi della speranza che delle Ong nel Mediterraneo. Trasformando gli sbarchi in arrivi regolamentati attraverso canali legali, di concerto con la Ue e con i Paesi di provenienza e transito dei flussi- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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