«Raggiungere tassi di crescita notevolmente più alti di quelli degli ultimi decenni ci permetterà anche di ridurre il rapporto tra debito e prodotto interno lordo, che è aumentato di molto durante la pandemia». Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, nel corso delle comunicazioni al Parlamento ha cercato di essere rassicurante sulla tenuta dei conti pubblici, notevolmente peggiorati a causa degli interventi anticrisi. Anzi, l'orizzonte del premier si è spinto al 2023 quando in Europa non si consentirà più ai Paesi di utilizzare la flessibilità di bilancio per fronteggiare la pandemia. «Non ci sono pericoli che il Patto di stabilità possa essere ripresentato nella stessa forma di prima», ha specificato Draghi ricordando che «la discussione è solo agli inizi e durerà tutto il 2022 e solo a inizio 2023 potremmo avere una proposta condivisa da tutti».
Ma anche se l'Europa del rigore finisse definitivamente nel cassetto, l'Italia dovrebbe comunque cercare di correggere i propri squilibri di bilancio. Come ha ricordato il presidente di coordinamento delle Sezioni Riunite in sede di controllo della Corte dei Conti, Enrico Flaccadoro, in occasione del giudizio di parificazione del Rendiconto generale dello Stato. «Gli effetti sui conti pubblici sono stati, e sono ancora, pesanti» ma «una crescita più elevata renderà meno gravoso il percorso di rientro dal debito che dovrà, necessariamente, essere intrapreso non appena le condizioni economiche lo permetteranno», ha sottolineato. «Una finanza pubblica sostenibile nel medio termine - ha spiegato - non è solo richiesta dalle regole comunitarie, ma è condizione necessaria per rivolgersi ai mercati cui quel debito si chiede di sottoscrivere». I magistrati contabili, infatti, oltre ad aver certificato che il rapporto debito/Pil nel 2020 si è attestato al 155,8%, hanno evidenziato come gli impegni lordi della spesa pubblica siano lievitati oltremodo a quota 1.
100 miliardi di euro anche a causa dell'aumento monstre delle prestazioni sociali in denaro a circa 400 miliardi. Ecco perché, ha detto il presidente della Corte dei Conti Guido Carlino, sarà necessario espandere la spesa pubblica buona e contenere quella cattiva».
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