Il premier si sfila su Salvini e il Gup lo "assolve" in diretta

Caso Gregoretti, il testimone Conte: "C'era indirizzo ma decideva lui". Le lodi del giudice: "Impressione ottima"

Il premier si sfila su Salvini e il Gup lo "assolve" in diretta

Il premier Giuseppe Conte è stato ascoltato come testimone ieri in merito all'accusa al leader della Lega Matteo Salvini, nell'udienza preliminare sui fatti di nave Gregoretti. L'ex ministro dell'Interno è accusato per sequestro di persona per aver tenuto 131 migranti bloccati al largo di Augusta fino al 31 luglio 2019. Il gup di Catania, Nunzio Sarpietro, alla fine dell'udienza tenutasi a Palazzo Chigi ha fatto una sviolinata al presidente del Consiglio, ascoltato come persona informata sui fatti, quasi «assolvendolo» con le sue dichiarazioni.

«Ha risposto a tutte le domande - chiarisce - , nessuna titubanza, ha risposto anche a domande estremamente generiche. Era molto tranquillo, credo rappresenti molto bene il Paese, mi ha fatto davvero un'ottima impressione». Ma il punto più importante è che ieri è stato chiarito che nella corrispondenza via mail tra il premier Giuseppe Conte e Salvini, all'epoca dei fatti, «c'è un indirizzo politico che il ministro dell'Interno esegue. Mettendo al corrente il premier? Non può raccontargli ogni giorno quello che succede». Per il gup la coralità dell'azione di governo nel caso di nave Gregoretti «atteneva alla metodologia generale, i singoli eventi poi erano curati dai singoli ministri». Prossima udienza il 19 febbraio, per sentire Luigi di Maio, il ministro Lamorgese e l'ambasciatore Massari.

Ma c'è continuità tra l'operato sulle migrazioni del ministro Salvini prima e della collega Lamorgese dopo? Sarpietro non ha dubbi: «Secondo me sì».

Il giudice ha poi chiarito che l'avvocato Bongiorno, legale dell'ex titolare del Viminale che ieri era presente a Palazzo Chigi, «ha insistito sulla posizione del presidente del Consiglio in relazione alla politica generale di ricollocamento» dei migranti.

Dalla sua il leghista ha tenuto a dire: «Sono molto soddisfatto, emerge che ho difeso l'Italia e gli italiani da ministro. Ringrazio il giudice che ho trovato sulla mia strada, perché nei giorni dei Palamara, che svelano il volto della magistratura più politicizzata, ho trovato un giudice che ha letto, compreso e capito». Per poi proseguire: «Quando noi faremo la riforma della giustizia potremo contare sul contributo di tanti magistrati e uomini di legge perbene».

La difesa dell'ex ministro si è basata anche su nuovi documenti ottenuti dopo la precedente udienza di Catania che confermerebbero la tesi che il leghista, in totale linea con la linea dell'esecutivo, si opponeva in attesa della redistribuzione dei migranti.

«Una prassi - chiariscono i legali di Salvini, - proseguita anche con il governo giallorosso». Ma c'è di più. Perché gli avvocati hanno evidenziato anche che il premier aveva scritto all'ex titolare del Viminale «per sollecitare lo sbarco dei minori a bordo della Open Arms (episodio per cui Salvini è a processo a Palermo), senza fare cenno ai maggiorenni e senza aver mai preso iniziative simili in precedenza».

Anche questo punto costituirebbe una importante conferma a quanto sostenuto da tempo, ovvero che il segretario del partito del Carroccio agiva rispettando le linee guida dell'esecutivo. Prova ne sarebbe una lettera aperta al premier in cui Salvini ribadiva di non avere mai voluto fare sbarcare i migranti maggiorenni.

Contro il leghista gli avvocati di parte civile, ovvero Daniela Ciancimino, di Legambiente, Antonio Ferroleto di Arci nazionale, Corrado Giuliano dell'associazione AccogliRete e Massimo Ferrante che rappresenta una famiglia di migranti:

«Chiediamo che venga fatta giustizia per persone che vengono da Paesi in cui ci sono violenze e guerre».

Sulla vicenda silenzio assoluto dell'ex ministro Elisabetta Trenta: «Ho deciso di non parlare, c'è un giudizio in atto».

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