Daniel Mosseri
Berlino È durata poco la fuga di Ali Basar, il 20enne iracheno sospettato di avere stuprato e ucciso una 14enne tedesca di Mainz. Il giovane è stato fermato in Irak nella notte fra giovedì e venerdì dalle autorità locali «su richiesta di quelle tedesche», ha reso noto il ministro federale degli Interni Horst Seehofer. Ali, i suoi genitori e i suoi cinque fratelli avevano lasciato la Germania di propria iniziativa lo scorso fine settimana, imbarcandosi a Düsseldorf su un volo per Istanbul e proseguendo da lì per Erbil, nel Kurdistan iracheno.
Per lo stupro e l'omicidio di Susanna Feldmann e per l'occultamento del suo cadavere poche ore prima la polizia tedesca aveva fermato a Wiesbaden un richiedente asilo di 35 anni con passaporto turco, accusandolo di aver partecipato con Ali all'omicidio della giovane. È stato il medico legale a stabilire che la ragazzina aveva subito violenza sessuale prima di essere stata uccisa «per violenza al collo». Susanna mancava da casa dal 22 maggio: il suo corpo è stato ritrovato a Wiesbaden, nei pressi del centro per migranti in cui era ospitato il giovane iracheno. È stato un coetaneo della vittima, un profugo 13enne, ad aiutare la polizia a ritrovare le spoglie di Susanna. L'arresto dei due sospetti non chiude il caso, ma evidenzia le contraddizioni del sistema tedesco di accoglienza.
Tanto per cominciare la famiglia Basar ha lasciato il Paese con generalità che non corrispondevano a quelle stampate sui biglietti aerei: sostanzialmente agli otto iracheni sono state controllate solo le fotografie. Con l'aggravante che, a dispetto della giovane età, Ali era già una vecchia conoscenza della polizia e secondo fonti stampa era stato accusato in passato dello stupro di una undicenne. Gli investigatori sono poi sotto accusa per la lentezza delle indagini: già il 29 maggio la famiglia era stata raggiunta dalla voce che Susanna fosse stata uccisa e malamente seppellita nei pressi della ferrovia di Wiesbaden, ma nonostante le ricerche con elicotteri e cani è stata l'iniziativa del 13enne a mettere la polizia sulla pista giusta. Resta poi da capire come una ragazzina di 14 anni sia finita nelle mani di un ventenne e di un 35enne, ma si sospetta che sia stata avvicinata da uno dei fratellini di Ali. Domande che la famiglia Feldmann e la comunità ebraica tedesca, a cui la giovane apparteneva, hanno girato alle istituzioni.
La domanda di asilo dei Basar era stata presentata nel 2016: le autorità l'avevano respinta permettendo però agli otto iracheni di restare nel Paese in attesa dell'appello. Il caso di Susanna, indicata sui media come «vittima della tolleranza», ha avuto ripercussioni al Bundestag dove gli xenofobi di Alternative für Deutschland hanno chiesto un minuto di silenzio. «State sfruttando una tragedia umana», hanno risposto gli altri partiti.
Intanto i socialdemocratici hanno chiesto a Seehofer di far applicare le leggi esistenti, mentre il ministro ha rimesso in discussione le procedure per l'asilo: «Due anni fra domanda e appello sono troppi ha detto io sono per lo stato di diritto ma le istituzioni devono poter agire».
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