La cerimonia della «verifica di governo», spiegano dal Pd, serve innanzitutto a tener buono il presidente Mattarella, che sta perdendo la pazienza con una maggioranza paralizzata, nella quale dicono i dem «stiamo aspettando che i grillini bastonati nelle urne ritrovino la testa», sempre ammesso che ce l'avessero in origine.
Ma intanto, dietro le quinte, si sta lavorando per risolvere la questione più urgente, quella che ha rischiato di far esplodere la maggioranza solo pochi giorni fa: il caso prescrizione. Il Pd ha capito di non poter piegare la testa per fare contenti i Cinque Stelle: troppo forte la rivolta di avvocati e giuristi («E quello è un mondo che conta nel nostro elettorato», spiegano), troppo alto il rischio di perdere la faccia dopo aver giurato e spergiurato per mesi che avrebbero convinto il Guardasigilli Bonafede a cambiare la sua controriforma. Senza contare che Italia viva ha impugnato con decisione la bandiera, e i suoi voti uniti a quelli del centrodestra possono mettere a serio rischio la maggioranza. Da lunedì, infatti, inizieranno in commissione a Montecitorio le votazioni sul decreto Milleproroghe: a quel provvedimento, che contiene di tutto e di più e che verrà blindato in aula con la fiducia, i renziani hanno agganciato il cosiddetto «Lodo Annibali», dal nome della capogruppo di Iv in commissione giustizia: un emendamento che congela per un anno l'entrata in vigore delle nuove regole grilline, che sostanzialmente aboliscono la prescrizione e rendono eterni i processi. E anche tra i Cinque stelle hanno iniziato a capire che quell'emendamento può passare: «Basta qualche assenza nostra in commissione, dove la maggioranza è di poche unità, o qualche Pd che decida di votarlo, e salta tutto», ragiona un parlamentare. Ecco dunque che l'ala filo-dem del partito grillino, Conte e il ministro per i rapporti con il Parlamento D'Incà in testa, si è messa a fare pressing su Bonafede: bisogna mollare qualche «bandierina», come dice il premier, se non si vuol fare inciampare l'intero esecutivo. In cambio del sacrificio, spiegano in casa grillina, è stato offerto al ministro della Giustizia un lauto premio di consolazione: il pennacchio di «capodelegazione» dei Cinque Stelle nel governo, da far mettere nel sottopancia quando si va in tv. Tentazione irresistibile: ieri nel Pd assicuravano che l'affare è quasi fatto. Il governo potrebbe dare via libera al «lodo Annibali», evitando il rischio che passi con i voti dell'opposizione. I toni ultimativi del capogruppo dem Andrea Marcucci lo confermano: «La sciagurata riforma Bonafede votata dalla Lega può avere effetti disastrosi. Il Guardasigilli deve decidersi ad ascoltare tanta parte del mondo dei magistrati e degli avvocati. La prospettiva di processi senza scadenza deve essere respinta con forza dal Pd. C'è una settimana di tempo per trovare una soluzione civile e dignitosa, non un altro pastrocchio». Intanto il premier, da Sofia, accennava tra le righe che la soluzione si avvicina: «La riforma del processo penale è più importante della prescrizione, che è solo il tassello di una riforma più complessa. Occorre rinunciare a piantare bandierine e avere un approccio pragmatico».
Se andrà così, il
Pd potrà annunciare soddisfatto che con la sua moral suasion ha convinto i grillini alla resa; Renzi potrà intestarsi la vittoria sulla prima campagna identitaria di Italia viva. E Conte tornerà a dormire sonni tranquilli.
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