Primo sì al ponte sullo Stretto. "Fatti dopo tante chiacchiere"

Via libera della Camera alla fiducia sul decreto. Il ministro Salvini: "Modernizziamo il Paese"

Primo sì al ponte sullo Stretto. "Fatti dopo tante chiacchiere"
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I Verdi esibiscono una maglietta esplicita come un titolo: No Ponte. I leghisti rispondono con un applauso liberatorio in coda alla seduta. Le due Italie si scontrano e si contano: alla fine alla Camera l'atteso decreto passa con 182 si e 93 no. La realizzazione dell'ormai mitico collegamento fra Calabria e Sicilia inizia a Montecitorio con la fiducia su un atto così importante dal punto di vista simbolico e il voto favorevole del centrodestra e del Terzo Polo, quello contrario di Pd, 5 Stelle, Sinistra radicale.

Per il centrodestra l'opera è una priorità e un volano straordinario per accorciare e modernizzare il Paese. Dall'altra parte dell'emiciclo invece capovolgono questa lettura e si immaginano un pesantissimo impatto ambientale e un enorme spreco di risorse per qualcosa che non è poi così necessario.

È anni, anzi decenni che ci si accapiglia sul Ponte, la notizia è che l'iter si è rimesso in moto. La spesa dovrebbe aggirarsi sui 13,5 miliardi, tutti da trovare nelle pieghe dei bilanci, più 1 miliardo e cento milioni per le infrastrutture di collegamento. Il passaggio dai modellini alla realtà dovrebbe avvenire in tempi rapidissimi, addirittura nel 2032, fra soli nove anni e nel Paese dei cavilli e del Tar c'è chi è pronto a scommettere sul fallimento di un cronoprogramma così stringente.

Si vedrà.

«Ponte sullo Stretto, fiducia approvata dalla Camera - twitta Matteo Salvini - Dopo cinquant'anni anni di chiacchiere, si passa finalmente ai fatti per unire e modernizzare il Paese». «Un capriccio tutto muscolare quello del vicepremier - replica Annalisa Corrado del Pd - un progetto surreale che il governo non ha nemmeno voluto discutere nelle Commissioni parlamentari competenti». E ancora: «Non c'è nessuna urgenza, anche perché non ci sono nemmeno le coperture per finanziare quest'opera faraonica».

Dalle parti della maggioranza però la pensano in altro modo, anche se c' è naturalmente la consapevolezza di essere davanti ad una sfida epocale. «Bene così - afferma Matilde Siracusano, deputata messinese di Forza Italia e sottosegretario ai rapporti con il Parlamento - e dopo l'ok del Senato ci sarà una decisa accelerazione».

Insomma, l'obiettivo della maggioranza è di non rimanere impigliati nelle maglie di un progetto che si è mangiato nel tempo centinaia di milioni di studi, pareri, contenziosi e convegni, ma senza mai uscire dal libro dei sogni. Ora invece si fa o si vuol fare sul serio. «Dopo anni di fermo - spiega al Giornale Erica Mazzetti, deputata di Forza Italia che ha a lungo approfondito il dossier - riprende il percorso per il Ponte, un'opera di cui si parla da mezzo secolo ma fortemente voluta da Berlusconi. Con l'approvazione del decreto abbiamo riaperto la società Stretto di Messina, chiusa da Monti nel 2013, e ora contiamo di approvare il progetto esecutivo entro il 31 luglio 2024».

Poi i lavori dovrebbero cominciare e nel 2032 auto e treni dovrebbero attraversare i 3 chilometri del braccio di mare in pochi minuti, legando Sicilia e Calabria, oggi ancora lontane. Ma l'opposizione non ci sta e sale sulle barricate. «È un decreto sbagliato e dannoso, fatto di forzature e di sprechi - spiega Chiara Braga, capogruppo del Pd alla Camera - . Un progetto vecchio e irrealizzabile, un'inutile stelletta sulla felpa di Salvini».

Le polemiche certo andranno avanti ancora a lungo.

Si può però osservare che nel Paese delle complicazioni, molto si è perso per strada, ma quel che si è fatto ha lasciato il segno. Il Mose, contestassimo, e ora considerato un baluardo per la difesa di Venezia dall'acqua alta. E un grande evento, osteggiato e accostato a cementificazioni e mafie come l'Expo, ha fatto decollare Milano.

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