È sempre più stretto l'intreccio che lega tre storie di processi lampo, sentenze e arresti incrociati tra Cina e Canada. Ieri un tribunale cinese ha confermato la pena di morte contro un canadese condannato per traffico di droga, ventiquattr'ore prima che un'altra corte si pronunci sul caso di un canadese accusato di spionaggio. Il tutto mentre in questi giorni a Vancouver Lady Huawei sta tentando di evitare l'estradizione negli Usa. Il tribunale di Liaoning, nel nord-est della Cina, ha respinto ieri mattina l'appello presentato da Robert Lloyd Schellenberg, arrestato nel 2014 per sospetto traffico di droga. Nel 2018 l'uomo e' stato condannato a 15 anni di carcere, sentenza per cui ha presentato un primo appello. Nel gennaio del 2019, però, un mese dopo l'arresto in Canada di Meng Wanzhou, dirigente ma soprattutto figlia del fondatore di Huawei, una corte della città di Dalian ha trasformato la pena in una condanna a morte al termine di un processo lampo. Anche in questo caso Schellenberg ha fatto appello, ma il tribunale ha confermato il verdetto. Dopo aver partecipato all'udienza l'ambasciatore di Ottawa in Cina, Dominic Barton, ha definito «crudele» la decisione e ha chiesto a Pechino di concedere la clemenza.
«Non è un caso», ha precisato, che il verdetto sia stato emesso proprio mentre è in corso a Vancouver il procedimento per l'estradizione di Meng, arrestata dai canadesi nel 2018 su richiesta di Washington per presunte violazioni delle sanzioni all'Iran. Ovviamente il Dragone ha immediatamente respinto l'ipotesi che i casi siano collegati. E la crisi diplomatica tra Ottawa e Pechino rischia di peggiorare nei prossimi giorni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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