Las Vegas e i suoi casinò erano nel mirino del terrorismo islamico sin dall'agosto 2014 e dietro la figura, apparentemente anonima, dello stragista 64enne Stephen Paddock si nasconderebbe un convertito all'Islam entrato in azione dopo la diffusione del messaggio audio con cui il Califfo Al Baghdadi invitava a colpire i nemici dello Stato Islamico. L'ipotesi - per quanto strabiliante e smentita energicamente da Cia ed Fbi - piomba su un'America già confusa e frastornata poco dopo mezzogiorno di ieri. A quell'ora Site, il gruppo d'intelligence specializzato nel monitoraggio dei siti legati al terrorismo islamico, annuncia l'individuazione del comunicato in arabo con cui Amaq, l'agenzia stampa dell'Isis, rivendica il massacro attribuendo a Paddock la qualifica di «soldato del Califfato». Ma ancor più sensazionale è il comunicato successivo. Stando all'insolita ribattuta di Amaq - diffusa mentre polizia e intelligence statunitensi brancolano ancora nel buio - dietro l'anonima figura del massacratore 64enne non si nasconderebbe il solito paranoico innamorato delle armi e arrabbiato con il mondo, ma un devoto convertito all'Islam trasformatosi in fanatico e implacabile «lupo solitario» dopo aver assunto il nome di Samir Al-Hajib.
Nelle ore successive quel comunicato e quella precisazione vengono diffusi, quasi a confermarne validità e autenticità, anche in inglese, spagnolo e francese mentre Amaq avvisa che chi dubita dei sui comunicati potrebbe ben presto pentirsene. E ai comunicati s'aggiunge una foto pubblicata da molti siti jihadisti - in cui un'immagine di militanti del Califfato è accompagnata dalla scritta «America corri l'Isis sta arrivando».
A questo punto una considerazione è inevitabile. Se Abu Bakr Al Baghdadi e i suoi sono veramente riusciti a reclutare il pensionato Paddock e a trasformarlo in un loro adepto, guidandolo nella preparazione della strage di Las Vegas, lo Stato Islamico ha messo a segno uno dei suoi peggiori colpi dopo Parigi e Bruxelles in Europa e di San Bernardino e Orlando negli Stati Uniti dove, nel dicembre 2015 e nel giugno 2016, i «lupi solitari» fecero rispettivamente 22 e 49 vittime. Se invece la rivendicazione è solo una millanteria allora l'Isis è veramente alle corde e costretto a giocarsi la credibilità rimastagli pur di sembrare ancora in grado di agire.
Difficile, in queste ore, scommettere sull'una o sull'altra ipotesi. Di certo però non mancano i precedenti e le concomitanze capaci di avvalorare la tesi d'una rivendicazione autentica. Nell'agosto 2014, ad esempio, la rivista di Aqap (Al Qaida nella Penisola Arabica, la costola yemenita di Al Qaida)) intitolata «Palestina, tradimento di una coscienza colpevole» pubblica una lista di obbiettivi negli Stati Uniti e invita i suoi «lupi solitari» a usare automobili imbottite d'esplosivo per colpire Las Vegas e i suoi casinò. Lo strumento di morte impiegato domenica notte è sicuramente diverso, ma altrettanto letale. E a rafforzare l'ipotesi di un'operazione ispirata dallo Stato Islamico s'aggiunge lo scenario globale. La strage di Las Vegas arriva a soli quattro giorni dalla diffusione sul web di un insolito messaggio audio (il secondo dall'inizio dell'assedio di Mosul) in cui il Califfo al Baghdadi si fa beffe degli americani e invita i suoi uomini a colpire Stati Uniti, Europa e Russia. Dunque potrebbe non essere un caso che il comunicato di Amaq parli di un «soldato dello Stato islamico» entrato in azione «rispondendo alla richiesta di colpire i Paesi della coalizione».
Sempre in questo contesto bisogna ricordare che la strage di Las Vegas segue gli attacchi messi a segno a Marsiglia e in Canada da altri due sospetti «lupi solitari» ispirati dalla propaganda dello Stato Islamico. E anche l'arrivo di Paddock, registratosi al Mandalay Bay Hotel di Las Vegas già nel pomeriggio di giovedì, potrebbe risultare legato alla diffusione dell'audio di Baghdadi e ai successivi due attentati.
Ma se così fosse
l'America di Donald Trump sarebbe di fronte a una nuova fase della guerra al terrorismo. Una fase destinata a prolungarsi ben oltre la caduta di Raqqa in Siria e delle ultime enclavi dello Stato Islamico nell'Irak settentrionale.
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