Il populismo è il rifugio del popolo che non trova casa. Romano Prodi non vuole sentirsi uomo da correnti, ma a Cesena, davanti a una platea di gente vicina a Bonaccini, finisce per parlare di Elly Schlein senza mai nominarla. Il suo ragionamento punta a sottolineare gli errori culturali e sociali del Pd. Parla di un partito rassegnato, che da troppo tempo non riesce a immaginare un futuro per l'Italia. Una classe dirigente che vive di «circostanze», che ha perso sei milioni di elettori. «Il Pd ha inseguito gli obiettivi di breve periodo: le legge elettorale, la riforma della Rai, il finanziamento pubblico ai partiti, alcune riforme istituzionali. Li ritengo cedimenti alla situazione. Bisogna che il Pd ricominci parlare con gli italiani affrontando l'origine e la causa del declino e indicando la strada per la rinascita».
Prodi parla e critica e sprona e non risparmia neppure la miopia dell'Unione europea. Sembra quasi dare ragione a Giorgia Meloni sulla necessità di riscoprire in Europa un orgoglio italiano. C'è un'analisi che però vale la pena di sottolineare. Prodi, sul populismo, non sposa il punto di vista della sinistra. Non lo liquida come un'esperienza politica demagogica, volgare o una deriva democratico, con la commiserazione di chi guarda agli elettori come sciagurati che non sanno quello che fanno. Prodi cerca di capire cosa ci sia all'origine del populismo. È la disillusione di chi si è sentito messo ai margini da élites culturali, sociali e politiche. È la rivolta di chi non vuole omologarsi al modello globale, quello dove tutti devono mangiare allo stesso modo, vestirsi allo stesso modo, parlare allo stesso modo, pensare allo stesso modo. Il populismo è l'approdo di chi si sente uno scarto del tempo che stiamo vivendo, un'anomalia, che viene rifiutata e soprattutto a sinistra non trova risposte. È da qui allora che viene quel disorientamento che il Pd non solo non affronta ma che non riesce neppure a vedere. «Il populismo è il rifugio del popolo che non trova casa».
Prodi non lo dice in chiaro, ma nelle sue parole c'è la critica a quella sinistra che non riesce a mostrare empatia con quello che un tempo era il suo popolo. È una sinistra lontana, minoritaria, chiusa nelle sue parole d'ordine, sempre pronta a scimmiottare le mode che arrivano dal mondo liberal americano.
È il Pd che non riesce a spiegare il successo della Meloni e non trova altra narrazione del ritorno al potere dei fascisti. L'effetto è surreale. Tocca così al vecchio Prodi fare una lezione di «realtà» a chi vive ormai solo di finzione. È lui che rimprovera alla Schlein di incarnare una cultura «radical» che vive in una bolla.
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