La promessa di Trump: "Via al taglio delle tasse più grande di sempre"

Il presidente punta anche a Wall Street: "Stop alle regole dannose". I dubbi della Fed

La promessa di Trump: "Via al taglio delle tasse più grande di sempre"

New York «Sarà il più grande taglio delle tasse di sempre, nella storia americana. E allo stesso tempo elimineremo tutte le regole dannose che soffocano il sistema bancario e finanziario». Il presidente Trump ha annunciato ieri, affiancato dal segretario del tesoro, Steven Mnuchin, che inizierà' un'offensiva per abolire la riforma bancaria voluta da Obama e che mercoledì prossimo presenterà un piano per tagliare le tasse del 6-8%.

La deregulation di Trump è auspicata dagli istituti bancari e finanziari e dalle grandi multinazionali Usa, ma è bocciata in blocco da tutto il partito democratico e anche della Federal Reserve. «È una mossa pericolosa e una seria minaccia per la stabilità finanziaria e per la crescita dell'economia americana», è stata la dura e immediata risposta del numero 2 della Fed, Stanley Fischer, che respinge anche la tax reform di Trump: «Sembra che ci siamo scordati della grave crisi causata dieci anni fa dal comportamento nel settore bancario e in altri settori della finanza e degli enormi danni causati all'economia Usa e ai risparmiatori americani». Il numero 2 della Fed ha fatto un preciso riferimento alla crisi di Wall Street del biennio 2007-2008, causata dai derivati e da altre «ingegnerie finanziarie», che portarono al fallimento di 6 milioni di famiglie americane. E portarono soprattutto al fallimento di due colossi di Wall Street, come Lehman Brothers e Bear Sterns, mentre tutti i più grandi istituti bancari e assicurativi americani dovettero essere salvati dalla Federal Reserve con dei prestiti (poi tutti restituiti con gli interessi) di centinaia e centinaia di miliardi di dollari.

L'allora amministrazione Obama fece approvare dal Congresso e dal Senato una riforma di leggi assai restrittive, la Dodd-Frank, mirata ad evitare che banche ed istituti finanziari diventassero too big to fail per poi far ricorso ad interventi pubblici per evitare il crack finanziario. «È pericoloso, la forza di questo sistema finanziario è assolutamente fondamentale per permettere all'economia di continuare a crescere a un tasso economico», ha obiettato il numero 2 della Fed. Trump vuole ridurre le tasse al 15% per le società e multinazionali Usa, in modo da dissuaderle a cercare sedi meno costose dal punto di vista fiscale nei paradisi caraibici o in Irlanda, e incentivandole così a tornare negli Usa. E allo stesso tempo rivedere il processo di liquidazione delle grandi società a rischio che ora fa capo al governo federale.

Per cancellare la riforma Dodd-Frank, Trump ha bisogno del voto di 60 senatori, ma al momento ne ha solo 52.

Poi il taglio delle tasse (dal 36 al 30%) sarebbe solo per le fasce più alte, quelli che guadagnano oltre un milione di dollari l'anno; circa l'1% dei contribuenti americani. Se si esamina la denuncia dei redditi di Trump del 2005, con la «sua» riforma verrebbe a risparmiare circa 130 milioni di dollari l'anno.

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