Pronti, via: i pm indagano già sul Ponte

Fascicolo dopo l'esposto della sinistra. Salvini: "Non sarà il partito dei No a fermarci"

Pronti, via: i pm indagano già sul Ponte
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Il Ponte non c'è ancora, nemmeno la prima pietra, ma l'inchiesta è già partita. E ieri troneggiava sui siti dei principali quotidiani italiani. La procura di Roma indaga sulla «progettazione e realizzazione dell'infrastruttura». E anche se al momento si procede contro ignoti e senza ipotesi di reato, nel mirino del sistema mediatico giudiziario finisce fatalmente il grande sponsor del Ponte: il vicepremier Matteo Salvini.

Devono aver pensato a lui i segretari dei tre partiti di sinistra che il 1 febbraio avevano presentato un esposto: Elly Schlein, Nicola Fratoianni, Angelo Bonelli. Per i tre tutta l'operazione è stata condotta senza la necessaria trasparenza e alcune date del cronoprogramma fanno sorgere sospetti. «Non sarà il partito dei no a fermarci», replica Salvini. Che nel corso del programma Mattino 5 attacca le opposizioni: «Solo in Italia si riesce a fare una battaglia politica contro il Ponte, su un'autostrada, su una galleria, sulla Tav. Il Pd ha fatto una denuncia alla Procura perché vogliamo fare il Ponte che è un diritto di milioni di italiani».

In pratica, la contesa sull'utilità del nastro d'asfalto che scavalchi il mare esce dal Palazzo e viene appaltata ai pm.

È un classico della storia italiana: molte commesse nel nostro Paese sono state accompagnate o seguite da indagini, ma è anche un classico dell'antisalvinismo; basti pensare al processo Open Arms, dove il leader della Lega rischia una condanna pesantissima per sequestro di persona e questo per una scelta politica condivisa, almeno fino a un certo punto, dai 5 Stelle.

Qui la posta in palio è altissima, perché il Ponte diventa inevitabilmente un simbolo della riuscita o del fallimento del governo Meloni- Salvini.

«Il Pd e la sinistra - affermano dal quartier generale della Lega - sono contro le opere pubbliche, il lavoro e lo sviluppo del Paese».

Ma Bonelli rivendica l'assist ai Pm: «Ministro Salvini, il Ponte non è un diritto, è solo una tua esigenza politica. I diritti che chiedono gli italiani sono quelli di avere ferrovie che funzionano, una sanità che funziona, scuole che non vadano a pezzi».

Nello specifico, i tre segretari puntano il dito contro la Società Stretto di Messina S.p.A. Che «ha ritenuto di non rendere pubblici documenti fondamentali per l'entità del progetto e le procedure».

Perché questi silenzi e questi rifiuti?

«La Società - vanno avanti i tre - ha opposto più volte diniego alle richieste di fornire sia la relazione di aggiornamento al progetto, che l'atto negoziale nonostante un componente del comitato scientifico avesse pubblicamente affermato di aver reso pubblica la suddetta relazione».

Ancora, la SdM ( Stretto di Messina) si è rifiutata di consegnare l'atto negoziale che consentirebbe di verificare in quanto tempo Webuild ha aggiornato un progetto vecchio di 12 anni».

Le date sarebbero indicative di un comportamento disinvolto se non anomalo: la SdM firma l'atto negoziale con il consorzio Eurolink (con Webuild capofila al 45 per cento) il 29 maggio 2023, il giorno dopo la relazione di aggiornamento è già pronta.

Con una rapidità sbalorditiva a fronte di un impegno colossale. Fin qui Verdi, Pd e Sinistra Italiana. Critica è invece Raffaella Paita di Italia viva: «Non si fa politica con gli esposti».

Salvini invece va avanti per la sua strada: «Il Ponte si farà al cento per cento».

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