"Una proposta irrazionale. Siamo italiani fino in fondo"

Klaus Dibiasi: "Solo qualche estremista vuole tornare con Vienna"

"Una proposta irrazionale. Siamo italiani fino in fondo"

«Non vedo nessun motivo per cui ci si debba avvicinare all'Austria. E per quanto ne so io, tranne qualche estremista, i bolzanini non credo abbiano nessun interesse. Bolzano è una provincia autonoma che ha già tanti vantaggi...». Classe 1947, l'altoatesino Klaus Dibiasi - che con i suoi tre ori e due argenti alle Olimpiadi ha portato altissima la bandiera italiana ed è ancora considerato uno dei più grandi tuffatori di tutti i tempi - liquida come «irrazionale» l'opportunità di prendere la cittadinanza austriaca, come ha offerto il nuovo governo austriaco guidato dal cancelliere Sebastian Kurz.

È un appello rivolto a pochi nostalgici?

«Sono convinto siano in pochi quelli che hanno voglia e idea di avvicinarsi all'Austria».

Lei si è sempre sentito italiano?

«Certo. E per l'Italia ho sempre gareggiato. Orgoglioso che il Coni mi abbia proposto come portabandiera».

Nato nella provincia di Inssbruck ma cresciuto a Bolzano. Suo padre, il caposcuola Klaus, però è saltato di nazionalità in nazionalità...

«Mio padre era bolzanino di madre di lingua tedesca. E anche lui ha sempre saltato per l'Italia. Per ragioni di lavoro si trasferì vicino a Inssbruck, in Austria, dove era impiegato in comune e direttore della piscina. Lì sono nato io. Poi tutta la famiglia è tornata a Bolzano nel '53, quando avevo sei anni. A quel punto papà riprese la cittadinanza italiana».

Ma intanto era passato per la nazionalità austriaca e pure per quella tedesca.

«Sì, successe nel '38, con l'annessione dell'Austria alla Germania nazista. Saltò per tre nazioni: Italia, Austria, Germania e poi di nuovo Italia».

In casa parlavate tedesco?

«Sì, ma non c'è nulla di cui vergognarsi».

Eppure una volta, quando rispose in tedesco a un'intervista, un giornale italiano la prese in giro: «Ja, me vincere», scrisse.

«Sì, e io rimasi un po' scioccato. Ma sono italiano e ne sono orgoglioso. A Bolzano abbiamo tutte e due le lingue perché c'è una minoranza tedesca».

Nessuna voglia di avvicinarsi all'Austria?

«Nessuna. E come me credo la pensi la maggioranza dei bolzanini».

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