Prove di alleanze europee tra Meloni e il leader Ppe

Dopo i funerali di Ratzinger, il premier ha visto Weber. Aria di disgelo con i Conservatori-Fdi

Prove di alleanze europee tra Meloni e il leader Ppe

Si sono già annusati, si sono anche piaciuti abbastanza, pare, e adesso si rivedono dopo i solenni funerali di Benedetto XVI, quasi come se l'influsso di Papa Ratzinger favorisse in qualche modo le prove d'intesa tra conservatori e popolari. Scrive su Twitter Giorgia Meloni: Il Pontefice emerito, illuminato teologo, ci lascia un'eredità spirituale e intellettuale fatta di fede, fiducia e speranza. A noi il compito di conservarla e onorarla sempre e di portare avanti i suoi preziosi insegnamenti».

Si parla di religione però magari, chissà, pure di politica. Ecco infatti a fine mattinata Manfred Weber, al termine della cerimonia a San Pietro, varcare il portone di Palazzo Chigi. Foto, bandiere, sorrisi, un lungo colloquio a quattr'occhi. Cara Giorgia, caro Manfred. Insomma, «una visita molto positiva», riferiscono le fonti di entrambe le parti. «Sintonia su diversi temi» e la promessa di risentirsi a breve. Intanto la presidenza del Consiglio lavora per un incontro con Ursula von der Leyen, che lunedì sarà a Roma per la presentazione di un libro su David Sassoli.

A Palazzo Chigi anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani: «Abbiamo parlato del futuro dell'Europa - ha detto - e delle sfide che dovremo affrontare insieme a livello Ue».

Tra Meloni e Weber è il secondo faccia a faccia in meno di due mesi. Lultima chiacchierata tra la leader del Partito dei conservatori e riformisti europei Ecr e il capo del Ppe risale all'11 novembre, quando ancora non era scoppiato il Qatargate che sta travolgendo soprattutto i socialisti, in particolare sembra quelli del nostro Paese. «Lo chiamano italian job - ha commentato la Meloni durante la conferenza stampa di fine anno - ma sarebbe più opportuno definirlo socialist job».

E dunque il momento appare davvero propizio per chi vuole tentare di rovesciare le storiche alleanze di Bruxelles, allontanando Pse e popolari. Da tempo FdI lavora per sfaldare quell'asse, come dimostra l'intensificarsi dei contatti con il Ppe e il voto comune che ha portato la nazionalista maltese Roberta Metsola alla presidenza del Parlamento europeo. La marcia di avvicinamento continua. Giorgia vuole che i suoi conservatori si mettano al centro delle istituzioni di Strasburgo e Bruxelles.

Un logo, quello dei conservatori, che piace pure in Italia. Silvio Berlusconi ha spiegato più volte il suo interesse a confluire in un gruppo unico con questo nome. La premier però, forte dei suoi numeri e dei sondaggi in crescita, non intende fondersi con Forza Italia e Lega, almeno per il momento, e punta piuttosto a sviluppare le relazioni con il Ppe per proprio conto, in vista delle elezioni europee dell'anno prossimo. «Il dialogo tra conservatori e popolari si rafforza grazie al fatto che si consolidano nelle nazioni - dice l'eurodeputato FdI Nicola Procaccini - Il voto del 2024 sarà decisivo per ribaltare gli attuali assetti, in un'Europa che non umili gli Stati ma le tenga nella giusta considerazione», Si punta su Cdu e Csu, si strizza l'occhio agli spagnoli di Vox, ai polacchi di Tusk. Resta però il mistero Orban. Il partito unico del centrodestra europeo resta molto lontano. «Di passi concreti - ammette Procaccini - se ne vedono pochi».

Tra Weber e Meloni poi i punti di contatto sono diversi. Due mesi fa il tema principale del colloquio era stata la gestione dei flussi.

«Abbiamo bisogno di una soluzione europea per le migrazioni che preveda maggiori controlli dei confini, protezione e solidarietà, l'Italia non può essere lasciata da sola», le parole del presidente dei popolari. «Tutti devono prendersi le proprie responsabilità, soccorrere le persone e prenderci cura di chi chiede aiuto. è una sfida comune».

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